MessinaServizi cassata da 7 voti contrari, 10 astensioni e…da Luca Eller. Dopo un lungo e tragicomico calvario fatto di assenteismo in aula e rifiuti lungo le strade, la nascita della società che avrebbe dovuto soppiantare Ato 3 e MessinAmbiente è saltata. Al voto negativo del Consiglio Comunale, lo stesso che già in due occasioni aveva dato il via libera, si è aggiunta la bocciatura “social” dell’ex assessore al Bilancio dal dente avvelenato, Luca Eller, che sul proprio profilo Facebook ha bollato come “puramente ideologica” la scelta dell’Amministrazione di costituire una “in house” ad esclusiva gestione comunale, preferendovi l’ipotesi di un’apertura alla dimensione privata lanciata dal consigliere Giuseppe Santalco.
Stadiazione. L’esperto toscano, in particolare supporta l’idea di un progetto a più stadi: una prima fase con un servizio a guida solo parzialmente pubblica, che prevederebbe la cessione del 40% ad un ente privato attraverso bando pubblico. Una governance mista quindi ma transitoria, ancorata al raggiungimento di determinati obiettivi che se mancati, scaturirebbero nella definitiva cessione.
Un compromesso tra la privatizzazione immediata e la visione cara alla corrente più radicale del movimento che sostiene la Giunta e da cui Eller ha da sempre preso le distanze. Feroce è stato l’attacco dell’ex assessore nei confronti del vecchio e poco amato collega, Daniele Ialacqua, chiedendo le dimissioni dell’assessore all’Ambiente.
Il contenuto del post pubblicato da Luca Eller su Facebook:
Tra Ialacqua e Santalco sposo la seconda tesi perché è migliore.
Oramai libero dalle costrizioni dello stare per un certo periodo, e a fin di bene, nella Giunta Accorinti, nonché memore delle numerose e interessanti discussioni anche in Consiglio, ho il dovere di esprimermiPure per il ruolo che ho in CittadinanzAttiva. Che cura solo gli interessi dei cittadini, e non altro. Evidentemente..
Vedo una strada possibile. Certo, è positivo “fondere” le 2 vecchie realtà Messinambiente e Ato3 in un’unica società, ma pretendere una inhouse tutta in mano al Comune di Messina sostenendo che così è anche altrove, offende l’intelligenza di tutti; è ideologia allo stato puro che non fa il bene dei messinesi.
Il processo di costituzione delle inhouse avvenuto in Italia ha avuto vantaggi temporali e di condizioni esterne ed interne che non ci sono più. O forse non ci sono mai state a queste latitudini. O, comunque, sono assenti a Messina. Lassù sono partiti 10-20 anni prima, se non oltre, entro territori più industrializzati, maggiormente infrastrutturati, meglio organizzati, con economie di scala dinamiche. Con la popolazione ormai abituata nei comportamenti e, per davvero, instradata e convinta alla raccolta differenziata. Tra l’altro, con il progressivo abbandono delle discariche e la contemporanea costruzione di nuovi e moderni impianti di smaltimento (selezione, compostaggio, termo-utilizzo, ecc.). Il modello esclusivamente pubblico poteva riuscire a stare sul mercato ed essere competitivo rispetto al privato. Come alcune volte è positivamente accaduto. Avendo avuto le vecchie municipalizzate il tempo di ristrutturarsi da sole. Autorigenerandosi. Autoriformandosi. Senza aiuti particolari e senza avvalersi di una guida manageriale da fuori. A Messina è tutta un’altra storia. Un’altra storia! Già il velleitarismo della multiservizi e poi il resto dimostrano come l’astrattezza teorica di alcuni membri della Giunta sia conclamata. E, purtroppo, dannosa. Leggono, ma senza contestualizzare. Questione di spazio-tempo. I vari ritardi e ondeggiamenti hanno in parte peggiorato le condizioni dei vecchi gestori ancora in azione. Così si sono fatte scivolare e degradare le realtà che operavano, sino ad avere un servizio ormai inadeguato e terribilmente esoso. Mettendo il tutto sull’orlo del fallimento. Non solo in Tribunale.
Viceversa, propendo per 3 fasi in crescendo. Una specie di stadiazione. Subito la creazione della in house con un preciso piano industriale ponte da raggiungere entro la fine del 2019. Se viene rispettato, avanti. Altrimenti, dal 2020 gara pubblica per l’ingresso minoritario al 40% di un privato qualificato. Se il piano, rivisto e aggiornato, sarà rispettato, bene. Altrimenti dal 2023 privatizzazione completa, sempre con gara pubblica. E salvaguardia dei lavoratori. In sostanza, darei un periodo medio, 24-30 mesi, alla nuova Messinaservizi per la transizione così da vedere se l’inhouse auspicabilmente possa funzionare. Con al centro tutela occupazionale, riqualificazione del personale, investimenti corposi, puntualità e qualità del servizio, riduzione dei costi per unità di prodotto, abbassamento delle tariffe per i cittadini. E per gli eventuali esuberi, espansione dell’offerta sul mercato metropolitano. Insomma, cercare di salvare capra e cavoli.
Se il Consiglio Comunale si imponesse sulla Giunta con una formale Deliberazione d’indirizzo, da introdurre anche nel Documento unico di programmazione 2017-2019 (e a breve 2018-2020), calendarizzando di massima i prossimi 10 anni, allora farebbe un gran bel servizio alla Città di Messina. Sono convinto che il Segretario generale e tutti i vertici tecnici comunali saprebbero predisporre la bozza di tale Atto deliberativo di espressione della volontà consiliare. Senza appiattirsi solo sulla Giunta. Ormai a fine corsa, poco lucida e molto consumata.
Altrimenti, tra andare avanti sulla base degli atti sinora predisposti dalla Giunta Accorinti (compresa l’affrettata e discutibile nomina al vertice) e la tesi di Giuseppe Santalco sposo la inevitabile e ovvia bocciatura della delibera in Consiglio e l’immediata gara. E se a Daniele Ialacqua non va bene, allora abbia un moto di dignità politica, si schiodi dalla poltrona e si dimetta… Oppure, indichi con sincerità e coraggio chi l’ha messo in questa situazione. Ciò per far comprendere le responsabilità politiche e amministrative a tutta la Città.
Dulcis in fundo. Perché alcuni hanno così ritrosia per una gara pubblica, trasparente e corretta? Perché hanno così paura? Cosa si nasconde dietro? Ma qui si potrebbe aprire un altro e vasto capitolo. Per carità del lettore, soprassiedo…
foto di Rocco Papandrea