Salvare Papardo, “No primi della classe ma unità. Politica decide”

Un tempo si voleva “salvare l’ospedale Piemonte”, un principio vitale per la città che identificava in quel presidio un punto nevralgico da non dover perdere o far smantellare, capace di mettere insieme tanti pezzi di coalizioni (e tante teste pensanti!) diverse per un bene comune. Non dimentichiamo anche un Comitato cittadino, nato apposta praticamente nell’epoca Caruso. Adesso, si vuole salvare l’Azienda Papardo, quella a cui il Polo Materno-infantile prima era stato strappato nel 2014 a favore del centro di viale Europa, per poi riaverlo tutto per sé a fine 2015, da vero Polo e non solo Punto Nascita. Adesso, i posti letto gli vengono decurtati per subire il decreto Balduzzi e la rete ospedaliera siciliana. La politica sta facendo la sua parte nelle sedi istituzionali ovvero in Commissione Sanità all’Ars ma fino allo scorso venerdì non si sapeva quanti posti sarebbero stati rimodulati con la conseguente Pianta organica. Il benestare migliorativo per le aziende sanitarie cittadine è stato sentenziato dall’assessore Gucciardi ma i sindacati di categoria non possono tacere ed essere contenti almeno per il Papardo.

Mentre domani nella struttura della zona nord, la Uil organizza con la Anaao un’assemblea invitando anche le istituzioni, ci sono altre sigle che tengono a precisare di non voler fare i solisti o ancora peggio “i primi della classe” ma che preferiscono partecipare concretamente al dialogo di salvezza come nell’incontro con Faraone. La Funzione pubblica Cgil con Clara Crocè, il responsabile Medici Catalioto e di Comparto Trino, la Nursind con Alonge e Barbaro, la Nursing Up con Cernuto, AAroi – Emac con Picone, Fvm con Romeo e Cisl Fp con Emanuele e Costa sono sempre stati “impegnati in prima linea per la salvezza dei vari nosocomi cittadini e provinciali – scrivono – per perorare le problematiche che assillano il nosocomio Papardo. Restano convinti che solo il confronto e la mediazione politica possono trovare una soluzione fattibile e condivisibile. Ricercare un’unità d’intenti ed una condivisione, in questo momento, riteniamo sia la scelta di elezione, anche perché la politica ben sa che sappiamo fare le battaglie”.

“Noi non abbiamo mai avuto, a differenza di altri sindacati, il desiderio e la bramosia di dire è solo merito nostro mentre gli altri sono il nulla – affermano i firmatari del documento -!  In questo momento di grande fermento politico, riteniamo corretto tracciare un percorso che sia il più partecipato possibile, sia dalla politica che dalle parti sociali, passando per l’associazionismo, nell’esclusivo interesse della collettività”.

L’adesione a tavoli politici regionali è anacronistico, secondo i sindacati, anche perché, se poi non si riesce a fidarsi delle promesse politiche ed anzi lo si declama, bisogna ammettere e capitolare sul fatto che “qualunque lotta porterà sempre ad una decisione politica, piaccia o no ed in questo affermiamo Piemonte docet!”.

“Per queste motivazioni, non vediamo bene le solite fughe in avanti da parte di qualche sigla sindacale – argomentano le Organizzazioni -, fatte senza alcuna intesa con noi, salvo poi affermare che la non partecipazione alle loro iniziative equivale a menefreghismo o disinteresse. Noi faremo le nostre battaglie, dure, decise e puntuali a tempo debito, qualora la mediazione non sortisse i risultati auspicati e le faremo concordandole con tutti e non cercando consenso o proselitismo sindacale”.

Redazione1

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