Avventurieri, tromboni, privilegiati. Il glossario di Beppe Picciolo, capogruppo di Sicilia Futura autosospeso quasi tre anni fa, dopo la condanna a due anni e sei mesi per calunnia, è debordante di aggettivi. L’ultimo comunicato stampa a sua firma riguarda la nuova Rete ospedaliera siciliana che definisce attraverso iperbole “di grande qualità”.
La nota riferiva di un mondo sanitario siciliano cambiato, in risposta alle critiche levatesi il giorno prima dall’assemblea del Papardo (dove Picciolo non c’era), indetta dalla Uil-Fpl e dall’Anaao-Assomed per difendere l’ospedale spogliato di posti letto e unità operative. Bordate partite non soltanto dalla bocca dei sindacalisti, ma anche dai parlamentari regionali compreso il suo collega di partito Marcello Greco, il quale non ha nascosto il suo dissapore nei confronti del capogruppo. “Questa Rete è una porcata – ha detto – e Picciolo ha sbagliato”, ha detto Greco.
E mentre il capogruppo respingeva al mittente le accuse, affermando che i suoi detrattori cercavano visibilità sull’Eco di Paperopoli, difendeva a denti stretti la Rete, approvata anche grazie al suo voto. Questo lo affermava sabato mattina, oggi sulla Gazzetta dice altre cose di senso opposto. Condivide la battaglia intrapresa dai primari del Papardo e dai sindacati e afferma che la Rete va migliorata.
Detto questo, passiamo alla politica del Terzo Millennio, quella immaginata da Picciolo che ripugna i privilegi per il capo infermiere e le riserve indiane.
Il capogruppo di Sicilia Futura, però, per dare un senso compiuto alle sue affermazioni dovrebbe evitare di stazionarie presso le direzioni generali di Papardo, Policlinico e soprattutto Asp, dove si dice trascorra molto tempo a discutere con i manager. Discutere di cosa? Dei privilegi chiesti dagli altri politici?