“Sindaco e Assessori, rompete indugi su Bouganville Occupata”

Redazione1

“Sindaco e Assessori, rompete indugi su Bouganville Occupata”

giovedì 29 Giugno 2017 - 17:23

Muratori, lavoratori poveri e perennemente precari, con molta prole a carico, hanno lavorato per sistemare un immobile del Comune inutilizzato, abbandonato dal 2014 e dissequestrato nel 2015, rifiutato dalla stessa Anffas che prima vi era allocata per più di 20 anni e dalla Fondazione Tao Arte per gli irrisolti a cui neanche la Magistratura ha saputo fare luce. Queste persone non vogliono usurpare un bene pubblico ma farlo rivivere, non sotto forma di appropriazione indebita ma rendendolo di tutti. A muoverli è la spinta della necessità ma non intendono scavalcare altri disagiati aventi diritto ad alloggio. Domattina ore 10, allo stabile occupato di Viale Giostra/Ritiro, si vogliono presentare in conferenza stampa con il Comitato della “Bouganville Occupata” e vogliono divulgare il loro progetto di autorecupero attraverso il Fronte Popolare Autorganizzato –Sì Cobas.

“Fino ad oggi c’è stata un’assenza di parola da parte dell’Amministrazione – rileva la coordinatrice Valentina Roberto -. Auspichiamo che contenga, in realtà, un’intima soddisfazione per il modo in cui queste famiglie vi abbiano preso sul serio e abbiano creduto che la trasformazione della società dipendesse innanzitutto da loro stessi. Che occorresse indignarsi e prendere controllo delle proprie vite, in barba agli oppressori, proprio come Renato ci ha insegnato negli appassionanti mesi della sua campagna elettorale”.

Questo è un passaggio della lettera aperta che è stata scritta al Sindaco Accorinti e agli Assessori, Sebastiano Pino, Daniele Ialacqua, Federico Alagna e Nina Santisi per rompere gli indugi e abbracciare i loro compagni…”

“Scriviamo per discutere di Beni Comuni e di Diritto all’Abitare. Parliamo di un progetto di Co – Housing Sociale, gestito da 6 nuclei familiari. Parliamo di un orto sociale, una colonia felina autogestita, uno spazio attrezzato per bambini aperto alla cittadinanza, un laboratorio/serra didattica, una sala mostre e cineforum, una ludoteca popolare e tanto altro ancora. Come, per esempio, l’autorecupero dal basso, in attesa di una Legge Regionale che lo regolamenti. Sono queste le parole chiave di un progetto nato dal bisogno (quello costituzionale all’abitazione), ma refrattario tuttavia alle appropriazioni e alla sottrazione dei beni pubblici dal patrimonio comune. Un progetto, dunque, irregolare ma non “illegalista”; che rifiuta, pertanto, il principio della guerra tra poveri e che si ostina a non intaccare il diritto legittimo all’abitazione popolare. Ma che è determinato nell’affermare il dovere-diritto di non lasciare marcire la proprietà immobiliare pubblica in presenza di uno straordinario bisogno abitativo, del proliferare degli sfratti esecutivi e del rifiuto categorico della strada o della comunità famiglia come unici orizzonti realistici di vita”.

“Questa occupazione, insomma, nasce dalla constatazione di quanto sia diffuso il malessere in una città e in un Paese che, in barba alle retoriche sulla ripresa, è afflitta dalla morsa strutturale della disoccupazione, del precariato, del lavoro in nero, del costo degli affitti e dell’insufficienza delle politiche sociali: delle misure di sostegno al reddito così come di quelle a sostegno della genitorialità o dell’abitare”.

“Dopo questo vostro lungo silenzio ci aspettiamo finalmente una presa di parola politica, che non deleghi al sistema penale la gestione di una questione che prima di tutto è sociale”.

Il Comitato invita tutta la cittadinanza a partecipare il 30 giugno, a partire dalle ore 17:30, a un’assemblea pubblica e a una cena di autofinanziamento per il progetto di autorecupero.