Se in contrada Bongiovanni, quella dove si trova la piscina comunale, non vi sarà un’elipista, almeno saranno ripristinati i campetti sportivi. Lo dice, in sintesi, l’accordo pre G7 che è chiaro: qualora non si perfezionasse la variante urbanistica relativa al punto di atterraggio sarà la Regione, senza oneri per il Comune, a realizzare i campetti. È questa la realistica situazione burocratica di una cittadina turistica che, senza elipiste, vedrebbe crollare il sogno di considerarsi la Montecarlo del Mediterraneo, solo perché si sta registrando uno stop inatteso su vari settori. Imprenditori che gravitano al di fuori Taormina, hanno già percepito il valore di una pista di atterraggio. Mario Bevacqua presidente emerito “Uftaa Europa e Mediterraneo” ha sottolineato tale questione.
Dopo anni che si parla di avere a disposizione le elipiste, ne è rimasta una e la si vuole pure smantellare. Non si sa più quale potrebbe essere, sull’argomento, la linea da seguire perché a Taormina, sembra, che il “contrario di tutto”, possa essere la filosofia che va per la maggiore.
Il Comune va avanti per la sua strada combattendo anche contro la Sovrintendenza che ha impedito la realizzazione del lastricato sulla via Teatro Greco sostituto da un improbabile asfalto ecologico, di un colore contestabile, così come dicono parte dei residenti, su una delle vie principali della cittadina turistica. Intanto a Piano Porto, area privata, tutto è tornato come prima. Sono tornati gli ulivi a piano Porto che avrebbero impedito anche alle mitiche “cicogne”, gli aerei leggeri della seconda guerra mondiale, di usufruire del promontorio come zona di atterraggio. Quattro o più ulivi sono il baluardo di quanti pensano sempre ad una città del Centauro che deve rimanere senza infrastrutture comunque da incastonare in un contesto naturalistico da tutelare.
Mauro Romano
Post G7, Taormina s'interroga sul futuro dell'elipista
martedì 04 Luglio 2017 - 11:54