Fra le persone coinvolte nell’ambito dell’operazione condotta dai Ros c’è anche l’ex presidente dei costruttori messinesi, Carlo Borrella. Già finito nei guai in passato nel contesto di un’altra inchiesta della Procura di Messina. L’uomo al momento risulta irreperibile assieme ad un’altra persona. Entrambi sarebbero all’estero.
Fra le persone coinvolte c’è anche il legale messinese Andrea Lo Castro, così come anticipato dal sito repubblica.it. Alle 11 si conosceranno i nomi degli altri arrestati al termine della conferenza stampa che si tiene al Comando provinciale dei carabinieri.
Le indagini, avviate nel 2013, hanno consentito di riscontrare quanto già riferito da alcuni collaboratori di giustizia, documentando, per la prima volta, l’operatività nel capoluogo peloritano della cellula ancorata alle tradizioni mafiose ma, al tempo stesso, moderna e capace di agire in maniera quasi silente, limitando al massimo il ricorso ai tradizionali “reati di visibilità”, tipici dell’associazione mafiosa , e di proiettare i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria, che non si è limitata a sfruttare parassitariamente, ma che ha pesantemente infiltrato e finanziato.
Il tutto grazie ad una non comune capacità di interlocuzione con professionisti ed ambienti istituzionali, in un percorso trasversale in cui il ricorso alla violenza è rimasto sullo sfondo, limitato ai momenti di particolare criticità e nei rapporti con i clan di quartiere.
L’attività investigativa ha permesso di ricostruire gli interessi del sodalizio in particolare nei settori degli apparecchi da intrattenimento e dell’online gaming, specie nella gestione di centri scommesse e nella distribuzione di macchinette video-poker in provincia di Messina e nel settore immobiliare e dei lavori edili in genere, con la gestione in proprio degli appalti.
Contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a carico dell’avvocato Andrea Lo Castro, che avrebbe messo a disposizione del sodalizio le proprie competenze professionali per consentire il riciclaggio di denaro proveniente da reati, la falsa intestazione di beni e l’elaborazione di strategie per la sottrazione, in frode ai creditori, della garanzia patrimoniale sulle obbligazioni, prestandosi in prima persona anche a fungere da prestanome per l’intestazione di beni.
Dalle intercettazioni è emersa, inoltre, la disponibilità di armi in capo al gruppo e l’esistenza di collusioni con esponenti delle istituzioni finalizzati ad ottenere notizie su eventuali indagini in corso. L’operazione è stata denominata “Beta”.