Una bara bianca che indica la giovane vita spezzata e una abitazione umida che gli ha “fracassato” l’unico polmone con cui il 16enne Cristian Barbuscia riusciva ancora a ventilare ma con il sostegno delle macchine e di una costante assistenza ospedaliera all’Irccs Centro Neurolesi – Piemonte. Così, finisce la storia umana del giovanissimo affetto da tetraparesi ed aggravatosi per una patologia all’apparato respiratorio che, per 10 anni, ha vissuto in una delle palazzine di Zafferia conosciute come “Case fantasma” e oggi, non più da un letto della Terapia Intensiva ma dal suo candido feretro nella Chiesa di Zafferia, saluta la sua famiglia, gli amici storici, i parenti e tutti i cittadini che gli sono stati vicino.
Cristian ha lasciato questa esistenza ieri mattina per complicanze, da certificazione medica, dovute all’infezione contratta tra la muffa e l’aria malsana di quegli stabili che poggiano sulla falda acquifera. Una storia che su questa Terra aveva ottenuto, a fine dello scorso giugno, un alloggio appartenente all’Istituto Autonomo case popolari ma che, alla luce dei fatti, è servito ad alzare dei muri tra la gente bisognosa di un tetto e di una sistemazione dignitosa e le istituzioni che non sono in grado di provvedere puntualmente a salvare, a volte, delle vite. Non si vuole e non è il momento di aprire delle polemiche tra chi poteva, chi avrebbe potuto e chi non ha fatto proprio. Il sindacato Fronte Popolare Autorganizzato – Sì Cobas, che ha seguito e difeso la vicenda fino all’ultimo e che, senz’altro, se ne occuperà anche dopo, preferisce non rilasciare dichiarazioni. Men che meno la famiglia Barbuscia riesce a proferire parola se non lo strazio di una morte che poteva essere evitata, in condizioni igienico – sanitarie migliori. Si deve però precisare che quell’alloggio di via Aurelio Saffi n. 8-10 era una ex bottega che non rispondeva già da un punto di vista strutturale alle esigenze della disabilità di Cristian.
Apprezzata la buona volontà e il gesto solidale dell’assessore alle Politiche della Casa, Sebastiano Pino che ha ritenuto di requisire quell’appartamento, in sinergia con il Sindaco, già accatastato come A3 e non locale commerciale, quando invece la direttrice dello Iacp, Maria Grazia Giacobbe, ha minacciato di denunciare tutti i soggetti possibili “per aver sottratto uno spazio con ritorni finanziari per l’Ente”. Dietro questa frase può innestarsi una logica da business ma non è, di certo, accettabile per le famiglie che a Zafferia respirano la muffa in tutti i lotti costruiti. Ricordiamo che su quegli edifici c’è stata anche la bocciatura del Genio Civile e dell’Università, l’individuazione di un terreno dove non si doveva realizzare alcun complesso abitativo.
Fronte Popolare Autorganizzato non abbandonerà le famiglie e le singole persone che risiedono ancora in quelle case e di cui molti hanno avuto la prescrizione clinica del respiratore.