Francesco Calanna ha indossato i panni del “guastafeste”. Il Pd messinese si appresta a celebrare il suo congresso che non sarà unitario. “Ritengo di non poter condividere un accordo surrettizio tra le componenti, nate all’indomani delle primarie che finisce con il determinare una unità formale e fittizia e mortifica il confronto e il dibattito all’interno del nuovo percorso di ricostruzione del PD messinese”.
Calanna stigmatizza la “pax” siglata da Antoci, paladino della legalità, il quale avrebbe “certificato” una discussa modalità di tesseramento. “Il modo come è stato realizzato il tesseramento – aggiunge Calanna – sulla base del quale noi celebriamo il nostro congresso straordinario, richiede una risposta forte ed etica per evitare di costruire un partito padronale e dalla doppia morale”.
La componente che fa riferimento a Calanna non intende accettare questa logica deviante che serve a creare “signori delle tessere” galoppini elettorali, ascari, distruggendo la passione e l’impegno della militanza.
“Noi non ci stiamo – conclude -, la politica non può essere sforzo muscolare ma opera di cuore e ragione. Viviamo un momento difficile, la crisi economica figlia della grande menzogna capitalistica ci impone di riconsiderare il nostro modello di sviluppo se vogliamo dare speranze ai cittadini, alle famiglie e ai ceti produttivi. Serve dunque un ritorno al protagonismo politico fatto di contenuti e non di slogan per affrontare i reali problemi che l’agenda politica ci impone”.