Aumento contributo assistenza disabili, famiglie rinunciano. “Comune le convochi”

“Quali sono le motivazioni per cui ancora ed in maniera pervicace, attesi gli interventi dell’Inps e del Tar di Catania, non si sta provvedendo a convocare le famiglie dei disabili che hanno rinunciato al servizio a causa dell’imposizione di una compartecipazione calcolata in maniera erronea?”. Così, i Capigruppo Consiliari Giuseppe Santalco e Benedetto Vaccarino interrogano il sindaco Renato Accorinti per sapere se sia intendimento dell’Amministrazione revocare le precedenti comunicazioni trasmesse agli utenti rinunciando agli arretrati in quanto non dovuti, atteso che il citato D.A. D’Aquino del 2003 da tempo è stato sospeso. Poi, invitano l’Assessore ed il Dipartimento Politiche Sociali a porre immediatamente ogni azione utile a far sì che gli aventi diritto, a cui inopinatamente è stata contestata una compartecipazione erroneamente calcolata, possano da subito usufruire del servizio previa presentazione di ricalcolo di attestazione Isee.

Il servizio d’assistenza igienico sanitario ai portatori di handicap nasce nel 1997 e fino alla sospensione voluta dal Commissario Croce, si divide in 3 lotti e prevedeva una compartecipazione equa in base al vecchio Isee con cifre massime di 63 euro mensili.

Dal 2013, l’appalto prevedeva un unico lotto distribuito tra 55 operatori ed una sola assistente sociale e, solo dal febbraio 2015, veniva modificato con l’inserimento dei 5 infermieri ex casa Serena migliorando la qualità del servizio. L’Amministrazione comunale ha deciso di adottare il D.A. c.d. D’Aquino n° 8071/2003 ed in un tavolo di concertazione richiesto dalla organizzazioni sindacali l’Assessore al Bilancio Guido Signorino chiariva che tale decreto prevedeva una compartecipazione del 36% da spalmare su tutti i servizi.

A seguito della nuova applicazione, la compartecipazione al servizio passa da 63 euro a 135 euro fino a 338 euro. Conseguentemente a seguito della nuova applicazione del sistema della compartecipazione, il Dipartimento Politiche Sociali nell’aprile del 2017 inviava numerosissime raccomandate a firma del dirigente Dr. Zaccone nelle quali non solo si richiedeva l’aumento, ma anche il pagamento retroattivo di cui l’utenza non era assolutamente al corrente e conseguentemente circa 60 famiglie rinunciavano al servizio che veniva svolto prima a favore di 185 famiglie, successivamente a 125, ed attualmente al 118.

Tale nuova circostanza ha creato incomprensione e mancanza di certezza in moltissime famiglie per cui l’utenza si recava presso il Dipartimento a chiedere   spiegazioni, lo stesso, senza troppi chiarimenti, intimava loro di pagare entro un certo numero di giorni o considerare l’ipotesi della rateizzazione, altrimenti oltre alla sospensione del servizio avrebbero proceduto legalmente come si evince dalle raccomandate inviate … e si parla di somme retroattive anche di cinquemila euro.

I disabili si sono rivolti al Tribunale per i Diritti del Malato e i lavoratori attraverso il sindacato hanno manifestato il loro disappunto, e lavorando sinergicamente con le associazioni attive del territorio sono riusciti ad interloquire più e più volte con l’Assessorato regionale il quale inviava per conoscenza all’Assessore Santisi ed al Dirigente una lettera che sottolinea in modo forte la propria estraneità alla faccenda, nonostante da Messina si continuasse ad affermare che questa fosse la volontà di Palermo.

In particolare, l’Inps con propria comunicazione del 4/4/2010, chiariva le modalità di ricalcolo dell’attestazione ISEE relativamente agli eventuali trattamenti diversi da quelli percepiti in ragione delle condizioni di disabilità.

Il Tar di Catania con sentenza n° 42/07 ha sostenuto che la determinazione della compartecipazione al costo delle prestazioni sociali, erogate in favore di persone con disabilità grave, debba tener conto esclusivamente delle condizioni economiche dei soli assistiti, non già dell’intero nucleo familiare cui gli stessi appartengono.

Redazione1

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