Crocetta in pompa magna annuncia finanziamenti per 70 milioni, ma il porto di Tremestieri non sembra riscuotere consensi. A tal proposito pubblichiamo la nota di Fernando Rizzo, Rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno.
“A leggere le dichiarazioni entusiastiche di Accorinti e De Cola si comprende la ragione del degrado, della marginalità, dell’assenza di “visione” della politica messinese, responsabile della esclusione della città pure dal ruolo di “porta della Sicilia”, primato trasferito a Catania e (in piccola parte a Palermo), grazie al suo aeroporto e al porto per navi Ro Roche consentono al gommato pesante di rifornire le aree industriali del Sud Est.
Un’opera in buona parte inutile (l’unica utilità saranno i 70 milioni spesi sul territorio e la possibilità di occupazione per qualche centinaio di lavoratori tra diretto e indotto), per 2 ragioni sostanziali:
1) Immaginare che la realizzazione del porto di Tremestieri possa “ candidare la città ad una quota del mercato della logistica nel Mediterraneo creando nuova economia” (parole di De Cola) significa non conoscere quanto accade oggi nel mondo: perché un porto divenga un HUB (di destinazione) occorre che vi sia il collegamento logistico e intermodale tra navi e treni, e in misura inferiore con autostrade e aeroporti.
I grandi operatoti della logistica trasferiscono i container provenienti dal sud est asiatiaco in entrata dal Canale di Suez, dalla navi direttamente sui cassoni ferroviari, trasferendoli al centro dell’Europa produttiva, su treni a lunga percorrenza.
Ma la Sicilia non ha continuità territoriale, né stradale né ferroviaria, per mancanza del ponte e, dunque, nessun armatore o imprenditore della logistica utilizzerà la costruenda piccola area di stoccaggio di Tremestieri, che al più potrà fare concorrenza ai 2 porti container di Catania (33mila teu l’anno) e Palermo (13mila). Cifre risibili rispetto ai movimenti giganteschi di Rotterdam (oltre 13 milioni di container e 89.000 dipendenti), Amburgo (8 milioni), Anversa e Brema (oltre 5 milioni) ma anche di Genova (2,6 milioni).
Non è un caso che il governo Monti nel gennaio del 2012, distrasse il miliardo di euro già finanziato dal Cipe per il ponte, trasferendo il capitolo per finanziare l’alta capacità ferroviaria che collega il porto di Genova sino a Rotterdam via Milano. E non è un caso che il governo “nordista” Gentiloni – Delrio in Cina abbia raggiunto accordi per la “via della seta” allo scopo di favorire i porti di Genova, Trieste e Venezia, baipassando Sicilia e Calabria, prive di ferrovie, malgrado siano le naturali porte d’ingresso da Suez.
2) Immaginare poi di “usufruire della rada San Francesco avviando un percorso per recuperare le aree centrali in cui prima della realizzazione degli approdi dei traghetti si andava a fare il bagno agli stabilimenti Vittoria e principe Amedeo”, è il massimo della amenità demagogica. Ipotizzare il traghettamento dei messinesi e del gommato leggero da Tremestieri, è una pia illusione: come allargare lo “Stretto” trasformandolo in un “Canale” di 20 km, portando i tempi di percorrenza dai 20 minuti attuali a circa 50 minuti (in condizione di bel tempo).
Senza contare il rollio della nave in situazioni di maltempo o persino l’interruzione del servizio in caso di venti forti e marosi. Oltre ovviamente all’incremento dei costi del biglietto e all’aumento dei tempi di imbarco. Insomma un’assurdo. Casomai la priorità sarebbe stata la realizzazione della “via del mare” dallo svincolo di Tremestieri alla Zona falcata.
Ciò dimostra una sola cosa: la necessità assoluta della continuità territoriale per allontanarsi dall’emarginazione e dalla povertà, dando un senso al realizzando porto di Tremestieri come piattaforma logistica intermodale. E consentire ai siciliani di raggiungere il continente in 3 minuti e non in 50″.