Alle 18.30 presso il santuario della Madonna del Carmine di Messina la celebrazione del settecentodecimo anniversario della morte di Sant’Alberto Carmelitano.
Ma chi era esattamente? Oltre ad essere il patrono di Trapani, città dove nacque intorno al 1250, Alberto degli Abbati è, insieme a San Placido Martire, Santa Eustochia, San Francesco di Paola e San Camillo, compatrono della città di Messina, dove è vissuto molti anni, operando, secondo la tradizione religiosa, diversi miracoli, e dove è morto nel 1307.
A Sant’Alberto, primo Santo dell’Ordine Carmelitano, è legato il celebre episodio della liberazione di Messina dalla carestia nel 1301, quando la città dello Stretto era assediata da Roberto d’Angiò, duca di Calabria, e provvidenzialmente entrarono nel porto tre galee cariche di frumento per sfamare la popolazione ridotta allo stremo. Un evento ricordato dal cosiddetto “Vascelluzzo”, manufatto argenteo che sfila ogni anno durante il Corpus Domini.
Nel dettaglio, per tutta la giornata sarà esposto il suo braccio reliquiario e alle 18.30 si svolgerà la Solenne Celebrazione Eucaristica con la tradizionale benedizione dell’acqua presieduta dal parroco e rettore del Santuario, don Gianfranco Centorrino.
Saranno presenti le comunità carmelitane di Scaletta, Guidomandri e Santa Teresa. Prima della benedizione dell’acqua sarà però accesa, a nome di tutta la cittadinanza, una lampada votiva da parte della presidente del Consiglio comunale, Emilia Barrile, nel ricordo di una deliberazione del Senato messinese del 1629 della quale verrà data lettura.