I finanzieri della Compagnia di Taormina hanno dato esecuzione a tre misure di custodia cautelare e otto obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di undici persone responsabili, a vario titolo, di falso e truffa ai danni di due società a capitale pubblico, la MessinAmbiente e l’Atome4 che gestiscono la raccolta dei rifiuti e i servizi di igiene ambientale nei comuni
della fascia ionica da Messina a Taormina.
Le Fiamme Gialle, nell’ambito dell’operazione denominata “Free fuel”, hanno individuato e disarticolato un meccanismo di frode perpetrato dagli autisti dei mezzi delle predette società partecipate, i quali, in concorso coi gestori di due distributori di carburanti di Taormina e Letojanni, facevano risultare sui veicoli aziendali rifornimenti di gasolio maggiori rispetto alle quantità effettivamente erogate. L’eccedenza veniva ripartita tra gli autori della truffa attraverso prelievi gratuiti di carburante, a beneficio delle rispettive autovetture private.
Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Messina, Antonio Carchietti, hanno permesso, grazie anche a intercettazioni ambientali e videoriprese eseguite presso le stazioni di servizio interessate, di documentare ogni singolo rifornimento e di individuare gli autori della truffa.
Per la ricostruzione di ciascun episodio delittuoso si è rivelata determinante l’attività di analisi documentale effettuata dai finanzieri taorminesi, che hanno confrontato le letture delle colonnine di distribuzione dei carburanti, le bollette di carico del gasolio rifornito, le fatture emesse dai distributori e i conseguenti pagamenti corrisposti dalla Atome 4 e dalla MessinAmbiente alle due aree di servizio.
L’ordinanza, notificata dai militari dipendenti dal Comando Provinciale di Messina e firmata dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina, dott. Salvatore Mastroeni, dispone la misura degli arresti domiciliari per tre degli indagati e l’obbligo di presentazione davanti alla polizia giudiziaria per altri otto. I finanzieri hanno, inoltre, sottoposto a sequestro il profitto del reato, quantificato complessivamente in settemila euro, sui rapporti di conto corrente riconducibili agli indagati.