Etica politica e voto di scambio, Ardizzone: Non solo norme ma lungimiranza

“La politica spesso si limita a legiferare e porre tutto su base sanzionatoria. Questo non risolve completamente il problema. Bisogna intervenire preventivamente agendo sull’etica che genera il buon operare della politica”. A dirlo è il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, che ha partecipato, al convegno ‘Etica politica e voto di scambio’, organizzato dall’associazione universitaria Artu, svoltosi ieri, nella sala Consulta della Camera di Commercio di Messina, insieme al professore Fiandaca e monsignor Di Pietro.

L’etica – ha spiegato Ardizzone – si forma in primo luogo in famiglia, insegna a non avere comportamenti illeciti, non solo perché c’è una sanzione, ma perché non è onesto compierli: lo dice la nostra coscienza. Il 416 ter del codice penale, scambio elettorale politico mafioso, – aggiunge – ha inasprito ulteriormente le pene. Questo deve fare riflettere. Se il voto non è libero si rende servo il cittadino. Attivare i principi fondanti della nostra Costituzione, a cominciare dal diritto al lavoro, è il primo passaggio per, appunto, rendere il cittadino libero. Per fortuna – osserva il presidente dell’Ars – le nuove generazioni si avvicinano sempre meno a queste forme di cattiva politica. Questo ci fa guardare con ottimismo al futuro”.

I lavori, che hanno visto la partecipazione di numerosissimi universitari, sono stati introdotti da Alessandro Arena, segretario dell’associazione Artu e da Simone Giuliano, consigliere al dipartimento di Giurisprudenza e moderati dal giornalista Antonio Siracusano, dopo il saluto del presidente del sodalizio Giuseppe Ziino. Relatori, il professore Giovanni Fiandaca, ordinario di diritto penale all’Università di Palermo e garante dei diritti del detenuto e monsignor Cesare Di Pietro, vicario generale dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela.

Arena ha riassunto le diverse iniziative aperte al mondo universitario e alla città svolte in questo primo anno di vita di Artu, mentre Giuliano ha “evidenziato come spesso il comportamento scorretto della politica ha generato quel profondo scollamento con i giovani, che spesso imputano a certa politica di aver distrutto il loro futuro”.

Monsignor Di Pietro, nel suo intervento, ha ricordato, tra l’altro, gli insegnamenti di Giorgio La Pira, rammentando che “la città è un organismo di esseri viventi; le città hanno volto e anime non sono solo costruzioni di pietra. Già per questo dovremmo rispettare la nostra terra, la nostra città e non bisogna fuggire da essa”. Il vicario ha spiegato che si tratta non solo di fuga fisica, ma di fuga dai problemi della comunità; bisogna invece affrontarli – ha esortato – ognuno offrendo il proprio contributo, creando, come diceva il Cardinale Carlo Maria Martini, quelle reti di relazioni che si coagulano in amicizia e accoglienza”. La politica – ha concluso monsignor Di Pietro – è attuazione del bene comune che genera il progresso del cittadini. Dobbiamo tutti lavorare insieme con la coscienza di fare il meglio”.

Il professore Fiandaca, si è soffermato sull’analisi e applicazione del 416 ter, “che non riguarda solo chi esercita voto di scambio, ma anche chi invita a farlo, ma ha anche evidenziato come il penale non può bastare come unica risoluzione. Esistono – ha spiegato – radici sociologiche legate al territorio e un ruolo importante dovrebbero avere le agenzie educative. Etica e politica – ha spiegato il docente di diritto penale – dovrebbero quanto più possibile coincidere ma non è spesso così” e, citando il filosofo Max Weber, il docente divide l’etica della convenzione da quella della responsabilità. Bisognerebbe – ha concluso – sempre bilanciare l’idealismo dei princìpi e il relativo delle conseguenze è questo l’affascinante volto demoniaco della politica, politica che deve contraddistinguersi per passione; sentimento responsabile e lungimiranza”.

Redazione1

Published by
Redazione1