Ormai è un’emorragia incontenibile. La fuga dal partito di Alfano in Sicilia sta assumendo i connotati di una valanga che nessuno può contenere. Il primo a prendere le distanze da Ap è stato il senatore Bruno Mancuso, il quale ha messo subito in chiaro: “Non posso accettare un patto strutturale con la sinistra. Ho deciso di appoggiare Musumeci e il candidato Ortoleva alle prossime regionali e spero che Ap possa ricredersi, anche se i tempi sono strettissimi”.
Mancuso, comunque, precisa che per il momento rimane fermo, nel senso che non passa ufficialmente con alcun partito. “Devo smentire la notizia pubblicata da messinaoggi, ma non ho aderito a Cantiere Popolare. Ho solo deciso di appoggiare la coalizione di centro-destra perché ritengo sia la cosa più giusta, in linea del resto con la mia storia personale”.
Nino Germanà sta ancora cercando casa, dopo che ha “realizzato” che con Ap le sue chance di successo sarebbero state molto limitate.
Il partito di Alfano, infatti, nonostante la fusione a freddo con i centristi di D’Alia, difficilmente raggiungerà la soglia del 5%, anche in considerazione del fatto che molti alfaniani si sono consegnati a Miccichè. Fra questi vi è Cascio, la cui candidatura rimane comunque in bilico in attesa della sentenza che potrebbe sbarrargli la strada per la legge Severino. Tuttavia, altri ex Ap hanno scelto strade diverse, come Alongi che ha scelto di candidarsi con l’area Udc.
Pronta comunque una massiva migrazione: almeno in sette in Sicilia sono in procinto di salutare Alfano.