Graniti e Trecastagni, storie di ordinaria follia con medici in aggrediti sul posto di lavoro. Due casi gravissimi che hanno visto coinvolti operatori in servizio con pesanti conseguenze fisiche e morali per le vittime.
Ora il grido d’allarme si leva dai medici titolari e sostituti presso i presidi di continuità assistenziale dei Distretti sanitari dell’Asp di Messina, che hanno avviato una petizione.
“Come si è appreso dagli organi di stampa locale e nazionale, nella notte tra il 14 e 15 maggio una collega titolare presso il presidio di Graniti è stata brutalmente aggredita con percosse e tentativo di violenza sessuale. Solo il caso e la straordinaria forza d’animo e capacità di reazione della collega hanno fatto sì che la stessa non abbia riportato serie conseguenze fisiche, per quanto gravi saranno certamente i postumi dal punto di vista psicologico.
Tuttavia non si può assolutamente tacere circa la gravissima e non più tollerabile condizione in cui versano i presidi di C.A. in ordine alle misure minime di sicurezza per gli operatori. Quello accaduto a Graniti è l’ultimo in ordine di tempo di una serie di episodi, più o meno gravi, di aggressione, fisica o solo verbale, subiti dai medici di C. A. del Distretto, senza contare quelli che si registrano ormai sempre più frequentemente negli altri Distretti.
Gli scriventi, con innegabile senso di responsabilità e spirito di servizio, hanno finora fatto fronte alla condizione di mancanza assoluta di sicurezza, come nel caso delle colleghe donne che, in molti casi, sono costrette a farsi accompagnare dai rispettivi coniugi durante i turni notturni.
E’ evidente, però, che la situazione non è più tollerabile e gli scriventi non intendono più esporsi al rischio di aggressioni e violenze. A differenza di altre Aziende sanitarie, quale l’Asp 3 di Catania che è intervenuta adottando le opportune misure preventive (videosorveglianza, porte blindate e chiamata d’emergenza), l’Asp di Messina non ha mai predisposto alcuna misura di sicurezza per tutelare il personale medico in servizio, peraltro in violazione delle disposizioni della contrattazione collettiva che pongono a carico dell’Azienda il compito di garantire la sicurezza del personale rispetto a possibili episodi di violenza presso i presidi.
Solo a titolo esemplificativo, sarebbe giunto il momento di dotare i presidi di C.A. di un sistema di allarme collegato direttamente al 112 ovvero a istituti di vigilanza privata, di un sistema di videosorveglianza (con monitoraggio in diretta da remoto, come ormai avviene nella maggior parte degli uffici postali) che, pur assicurando il rispetto della privacy dei pazienti, possa consentire un monitoraggio costante del presidio, di porte d’accesso che consentano l’identificazione dell’utenza prima che la stessa possa accedere ai locali, soprattutto in orario notturno, se non pure un servizio di vigilanza nel singolo presidio. Quelli sopra indicati sono soltanto alcuni dei possibili accorgimenti che potrebbero essere adottati a tutela del personale.
Per quanto sopra esposto i sottoscritti invitano la S.V. anche ai sensi dell’art. 2087 codice civile, ad adottare tutte le soluzioni ed interventi idonei ad assicurare livelli minimi di sicurezza al personale in servizio presso i presidi di Continuità assistenziale. Vista la gravità dell’episodio da ultimo verificatosi, nonché dell’ulteriore gravissimo episodio avvenuto presso il presidio di Trecastagni, si è certi di un sollecito, improcrastinabile e risolutivo intervento”.