Chiusa la raccolta delle liste nei Tribunali, ora impegnati nell’esame della documentazione, parte la lunga campagna elettorale, ma tra le coalizioni si è già alla resa dei conti. Si vota il 5 novembre. I nervi sono tesi soprattutto nella coalizione che appoggia Fabrizio Micari. Ci sono volute oltre 48 ore di riunioni fiume, a uffici elettorali aperti, per comporre le liste poi depositate al fotofinish, col rischio forte di potere commettere qualche errore.
Il quadro è stato composto con la rinuncia di Crocetta a presentare la propria lista del Megafono e a far convergere i propri uomini in quella di “Micari presidente-Arcipelago Sicilia”, che avrebbe dovuto fare diretto riferimento a Leoluca Orlando. E invece il sindaco di Palermo, che non s’e’ visto durante i vertici infuocati, e’ considerato dal Pd, almeno da quello piu’ vicino al segretario Fausto Raciti che ha assunto l’onere del mediatore, il responsabile della corsa obbligata cui sono stati costretti i dem.
Orlando avrebbe la colpa di non aver indicato le rose per comporre le liste Micari in ogni provincia, consegnando soltanto un ventina scarsa di nomi e chiedendo alla coalizione di completarle. Una corsa contro il tempo, risolta con l’invito da parte del Pd a Crocetta di rinunciare al simbolo del Megafono. Ma non è stato semplice, perché al momento di inserire i nomi nelle liste Micari sono emersi problemi di equilibrio con le altre liste Dem e il confronto ha rischiato di saltare, con momenti di acceso scontro, come quello, racconta chi era presente alla riunione, andato in scena tra Crocetta e il renziano Davide Faraone.
Alla fine Crocetta, capolista della lista Micari a Messina, allarga le braccia, senza risparmiare una stoccata ad Orlando: “Quando si mette davanti l’io e il progetto viene in seconda fila si è individualisti e non si e’ un leader”. Leoluca assente nel momento topico? “Magari sarà stato a Palazzo delle Aquile, fa un lavoro prezioso, mica si puo’ allontanare – ironizza – Io penso di avere fatto un lavoro di squadra nell’interesse del centrosinistra assieme al Pd con senso di responsabilità”. Sul fronte del Centrodestra rimane il “nodo” Armao. L’avvocato, che Berlusconi voleva come candidato, dopo essere stato estromesso dal listino regionale di Nello Musumeci, non compare tra i candidati nella lista provinciale che Fi ha depositato a Palermo; per Armao, che col suo movimento SiciliaIndignati si limiterà a fare campagna elettorale, dunque si profila, in caso di vittoria di Musumeci, un ruolo da vice governatore e da assessore all’Economia, almeno secondo quanto stabilito dal patto Micciche’-Musumeci.
Intanto, Giancarlo Cancelleri, candidato governatore per il M5s, ha presentato attraverso il blog di Grillo un decalogo con alcuni punti del suo programma (ma in cui manca il reddito di cittadinanza): dall’accesso al credito agevolato per le imprese e piccoli investimenti per start up innovative alla semplificazione amministrativa per avvio nuove imprese e nuovi investimenti, da un miglior utilizzo delle risorse comunitarie; alla creazione del registro del co-manager per affiancare le mamme e fino all’ospitalita’ di start up negli edifici regionali in disuso e al potenziamento dell’ufficio Bruxelles”.