Genovese: "Porto un cognome pesante, ma credetemi lavorerò il doppio per la mia Regione"

Tra gli aspiranti deputati regionali Luigi Genovese non è solo il più giovane, è anche quello che ha attirato molta attenzione. Qualcuno sostiene che si parli più di lei che dei candidati alla presidenza.
La mia una candidatura ha fatto discutere sin dall’inizio. La componente anagrafica, connessa alla ‘pesantezza’, come dicono, del mio cognome, si è rivelata decisiva. Entrambi i fattori, però, sono ampiamente discutibili”.
Ci spieghi meglio
“All’Ars nella legislatura iniziata nel 2007 c’era un solo deputato under 30. Nell’ultima Assemblea regionale, solo il 3% su 90 deputati aveva meno di 30 anni. Lo scenario non ha bisogno di ulteriori delucidazioni: i giovani sono stati tagliati fuori dalla dimensione della politica attiva. E credo fermamente che solo un giovane possa rappresentare in concreto le istanze, i disagi, i dubbi e le idee dei giovani. Chi doveva farlo in passato, ha fallito. Adesso bisogna passare dalla retorica ai fatti: la mia candidatura va in questa direzione. E la proposta di istituire i consigli comunali dei giovani, di cui mi farò eventualmente promotore, è un modo per riavvicinare la politica alle nuove generazioni, un mezzo per formare le classi dirigenti del futuro”.
E il peso del cognome?
“Un punto di forza o di debolezza: dipende dalla prospettiva dalla quale si osserva la questione. Per me è un doppio incentivo. Intanto perché sarò costretto a raddoppiare i miei sforzi, per convincere i detrattori che ogni individuo debba essere giudicato per ciò che riesce a dare in termini di contributo fattivo e non attraverso il filtro del pregiudizio o per il cognome che porta. Cognome che, si badi bene, per me è esclusivamente motivo d’orgoglio. Altro aspetto: la tradizione politica, al netto di come la si pensi, è un processo evolutivo che muta di generazione in generazione. Io, a prescindere dal cognome, rappresento una generazione che vive appieno la digitalizzazione, il web, l’avanzare tecnologico, il sentimento della necessaria trasparenza nel rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini. E poi altri argomenti, ai quali i giovani sono particolarmente sensibili: lavoro, infrastrutture, ambiente, sburocratizzazione, disintermediazione dei processi di comunicazione, integrazione reale della Sicilia all’interno del circuito comunitario europeo”.
A proposito di Europa: l’europarlamentare grillino, Ignazio Corrao, nei giorni scorsi ha scritto un post diventato virale. In sostanza ritiene “terribile” che Luigi Genovese parli di fondi strutturali.
“L’europarlamentare Corrao, che sinceramente non avevo idea di chi fosse prima di leggere il post incriminato, ha semplicemente vestito di moralismo quelli che in realtà sono beceri mezzucci funzionali, nelle sue intenzioni, a rosicchiare un po’ di consenso: accusa me e strizza l’occhio a Cancelleri. Ha fatto lezioni di morale al “pargoletto” Luigi Genovese, ma in realtà ha semplicemente tentato di mettere pressione su Nello Musumeci: il prossimo presidente della regione siciliana, purtroppo per Cancelleri”.
Cosa non la convince di quel post?
“Intanto tutta una serie di concetti snocciolati per alimentare idee deliranti, tra cui le cifre che la mia famiglia avrebbe sottratto “ai giovani siciliani”, totalmente infondate. E poi quel passaggio in cui sostiene che la mia campagna elettorale sia stata finanziata con i fondi “sottratti” all’Unione Europea: un’affermazione che si commenta da sola, di cui dovrà rispondere più avanti nelle sedi opportune”.
 Altro?
“Quel messaggio, più volte ribadito e assolutamente risibile: e cioè che io non possa permettermi di parlare di fondi strutturali europei per le note vicende giudiziarie – ancora ferme al primo step del fisiologico iter processuale – che hanno riguardato la mia famiglia. Il concetto è di per sé ridicolo. È come se, per fare un esempio, si affermasse che il figlio di Beppe Grillo – il suo capo – non abbia il diritto di parlare pubblicamente di misure di sicurezza stradale o di incidenti veicolari per il fatto che Grillo abbia subito una condanna, tra l’altro definitiva, per omicidio plurimo. Le sembrerebbe normale?”
Eppure quel post ha scatenato una valanga di commenti. Anzi: una caterva di insulti.
“Guardi, come ho già detto qualche giorno addietro a un suo collega, in questo caso è bene rispolverare una delle massime di Francis Bacon: “L’intelletto umano, una volta adattato a certe opinioni, trascina tutto il resto ad appoggiarle o a confermarle”. È quello che, per certi versi, sta avvenendo in questa campagna elettorale. Io non ho nulla da rimproverare a chi viene strumentalizzato, a chi mi insulta. I colpevoli, semmai, sono coloro che seminano odio sociale, quelli che tentano miseramente di guadagnare consenso screditando l’avversario politico e alimentando la rabbia. Questa gente fa leva sul difficile momento storico che sta attraversando la nostra regione e sulla sfiducia della gente. È davvero triste”.
Corrao l’ha anche invitata a valutare la possibilità di fare un passo indietro. Ci ha mai pensato in queste settimane?
“Forse a qualcuno piacerebbe. È un pensiero che, però, non mi ha mai sfiorato. La passione per la politica è un motore che in me si alimenta giorno per giorno, altrimenti non avrei retto nemmeno per qualche ora tutta questa pressione. Sapevo a cosa sarei andato incontro. Lo sapevo perfettamente. Ma ricevo ogni giorni molti attestati di stima e messaggi di incoraggiamento, soprattutto dai giovani. Input positivi. Tra questi c’è anche il post di Corrao”.
È una battuta?
“Assolutamente no. Appena ho letto la sostanza delle sue argomentazioni, ho ancora una volta compreso quanto sia dannosa l’approssimazione, quanto l’antipolitica, generata dalla mala politica, debba essere prima arginata e poi debellata. Adesso è necessario indirizzarci verso un nuovo livello: la politica della serietà e della competenza. A prescindere dalla mia candidatura e da cosa succederà il 5 novembre”.

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