Nuovi retroscena sull’inchiesta riguardante la famiglia Genovese. “Nel 2013 Francantonio Genovese per trasferire una consistente somma di denaro, pari a circa 10 milioni di euro, da un conto in Svizzera a un conto a Montecarlo, aveva riferito ai banchieri che la somma era riferibile al padre Luigi “morto”. Ma Luigi Genovese, ex deputato di lungo corso, è morto solo due anni dopo, il 26 luglio 2015. E’ quanto scrive il Gip di Messina nel provvedimento di sequestro del patrimonio dei Genovese per riciclaggio ed evasione fiscale.
“Risulta che a partire dal 2103 – scrive il gip nel provvedimento – fondi per l’ammontare complessivo di 10 milioni di euro, venivano trasferiti dalla Svizzera su un conto esistente presso un intermediario monegasco, la banca Julius Bar, e intestato alla società panamense Palmarich Investments S.A., riconducibile a Francantonio Genovese, e a sua moglie Chiara Schirò”.
“Risulta – scrive il Gip – che allo scopo di ostacolare l’identificazione della probabile provenienza delittuosa del denaro, Francantonio Genovese e Chiara Schirò avevano giustificato questi accrediti affermando trattarsi di fondi provenienti da una eredità a seguito della morte del padre, Luigi Genovese, il quale peraltro, all’epoca dei fatti, risultava essere ancora in vita”.
Per il Gip “questo dichiarare morto il padre vivo è uno dei tantissimi escamotage cui quel ‘tesoro’ ha costretto Genovese, e che giudicherà lui stesso, al condizionale eventuale, come fatto che sarebbe altamente spiacevole”.
Altri retroscena sull’inchiesta riguardante Genovese
venerdì 24 Novembre 2017 - 11:55