Cgil: "Il Comune prenda provvedimenti sul caos allo Sprar di Curcuraci". Palazzo Zanca replica

“Quanto verificatosi presso lo Sprar vulnerabili di Curcuraci, struttura di seconda accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in cui si trovano accolti migranti appartenenti alla cosiddetta categoria dei vulnerabili perché affetti da patologie fisiche o psichiche, non deve più ripetersi. Non solo nell’interesse de beneficiari del servizio, ma anche degli operatori che operano h24”.
Camera del lavoro e Funzione pubblica della CGIL, rispettivamente rappresentate dalla segretaria Clara Crocé, dal segretario generale Francesco Fucile e dal coordinatore del comparto Servizi sociali, Gianluca Gangemi, chiedono all’Amministrazione comunale immediate soluzioni: “Se è vero che i migranti non percepiscono, come sarebbe loro diritto da convenzione la diaria giornaliera, meglio nota come pocket money – affermano i rappresentanti sindacali – è altrettanto grave, cosa finora rimasta sotto silenzio nonostante i ripetuti solleciti inoltrati alla cooperativa Pro Alter che gestisce la struttura, che i lavoratori non percepiscono lo stipendio da ben undici mesi.
A ciò si aggiungono condizioni complesse sul luogo di lavoro, considerando che pur essendo in periodo invernale non è possibile utilizzare l’impianto di riscaldamento perché non ben funzionante”. Una situazione a dir poco paradossale, ma non nuova nel mondo del terzo settore, che necessita di essere affrontato in modo chiaro: “Non sono certo i lavoratori e migranti a pagare dei disservizi del sistema – spiega l’organizzazione sindacale – anche perché tutto ciò rischia di alimentare un clima di odio e di pregiudizio che non fa bene al mondo dell’immigrazione e a coloro che ne fanno parte”.
Nell’invitare il Comune, nella persona dell’assessore Santisi ad affrontare il problema, Camera del lavoro ed Fp Cgil proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori. “In mancanza di risposte – concludono i sindacalisti – i lavoratori si troveranno costretti ad interrompere il servizio, garantendo però ai beneficiari i servizi minimi previsti”.
La replica di Palazzo Zanca. A seguito della protesta dei nove migranti vulnerabili ospiti a Curcuraci, il dipartimento Politiche sociali, su richiesta dell’assessore al ramo, Nina Santisi, a garanzia e tutela degli ospiti e dei lavoratori dello Sprar, ha avviato un’ispezione e convocato la cooperativa Pro Alter 2000, responsabile della struttura dal luglio 2016.
Dopo avere incontrato i rappresentanti della cooperativa, il dirigente conferma che la protesta non è stata caratterizzata da episodi di violenza né da atti vandalici, come d’altronde verificato da carabinieri e magistratura intervenuti sul posto, rientrando velocemente. Le ragioni  dell’occupazione sarebbero legate al ritardo del trasferimento degli ospiti dello Sprar nella nuova struttura individuata in città, situata in via Jaci.
Inoltre, i migranti hanno protestato per non aver ricevuto il pocket money giornaliero di 1,50 euro a cui hanno diritto. Con la presente nota, l’Amministrazione comunale informa che l’assessore Santisi ha investito il dirigente del dipartimento Politiche sociali affinché intervenga immediatamente perché il sistema di monitoraggio e controllo sia più stringente e perché si individuino eventuali responsabilità nella sua mancata applicazione, specie per quanto riguarda la questione del pocket money.
Il dipartimento Politiche sociali, dal canto suo, ha richiesto alla cooperativa Pro Alter 2000 di accelerare le procedure per il trasferimento degli ospiti nella nuova sede dello Sprar e, verificata la mancata erogazione del pocket money, di tornare a garantirne la corretta e continua distribuzione. L’Amministrazione ribadisce, in accordo con il Ministero e l’Anci, l’impegno nella seconda accoglienza e l’investimento nel sistema Sprar.
Rifiuta, ancora, ogni strumentalizzazione dell’episodio, finalizzata ad alimentare forme di discriminazione e di non accoglienza verso le persone che drammaticamente raggiungono i nostri territori e ad alimentare paura e percezione di insicurezza compromettendo la convivenza pacifica, l’inclusione e l’integrazione.

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