Alla convocazione del Commissario della Città Metropolitana Calanna per discutere del bando di assegnazione servizio assistenti all’autonomia e comunicazione, la CGIL risponde diffidando il reggente di Palazzo dei Leoni su eventuale revoca e dice “No” alla gestione in nero, alla presenza dei parlamentari Amata e Catalfamo.
La pubblicazione del bando di gara rappresenta un primo passo per legalizzare la situazione e ridare dignità al lavoratore e qualità del servizio alle famiglie, atteso che l’applicazione degli articoli 12 e 13 del capitolato speciale d’appalto prevedono delle “periodiche verifiche e controlli sul servizio acquisito nell’ambito dell’appalto. In particolare i controlli dovranno essere effettuati direttamente dalla Città Metropolitana in collaborazione con la scuola interessata e riguardano sia gli assetti organizzativi del servizio, delle prestazioni concordate e dei livelli di resa del servizio”. Inoltre l’Ente appaltante può effettuare verifiche sulla soddisfazione degli utenti del servizio appaltato o affidato. L’articolo 13, per giunta, prevede penalità in caso di inadempienze dell’appaltatore.
“In nessun ente pubblico o privato l’utente ha facoltà di scelta del personale adibito allo svolgimento del servizio. Ciò è a tutela delle stesse famiglie dal momento che farà capo all’ente e alla cooperativa la verifica dei requisiti previsti dal servizio. Per giunta, una procedura che non rende la famiglia responsabile della scelta evita anche che si possano verificare favoritismi e forme di ricatto e soggezione dalle parti che mettono in contatto operatori e famiglie a scapito del servizio da fornire al disabile.
“Anche la proposta avanzata dal legale dei due deputati messinesi della istituzione dell’albo e del relativo accreditamento è irricevibile – continuano Crocè e Campolo -. Gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione non hanno e non devono avere nessun albo professionale. Non esiste un loro Ordine professionale e non sono lavoratori autonomi che con una partita iva dedicata possono aprire uno studio privato. Sono per costituzione figure professionali dipendenti; costrette a prestare la loro attività lavorativa in una struttura scolastica che tra l’altro, nella maggioranza dei casi è pubblica. Sono costrette a lavorare con orari rigidi e la loro attività risponde a tutti i criteri di subordinazione stabiliti dalla normativa. Inspiegabile la reiterata invocazione delle linee guida ANAC dal momento che proprio l’Autorità Nazionale Anticorruzione non fa altro che affermare l’obbligatorietà di assegnare i servizi tramite bando pubblico proprio a garanzia di una trasparenza che finora non è stata parola chiave nella erogazione del servizio.
Siccome il pubblico può avere dipendenti solo selezionati tramite pubblico concorso. In questa fase non solo si deve fare un bando per cooperative ma si deve spostare la discussione sugli altri due tavoli di pertinenza: uno nazionale, per richiedere al ministero una procedura di internalizzazione, e uno regionale perché i finanziamenti dedicati al servizio possano arrivare prima dell’inizio dell’anno scolastico permettendone la partenza concomitante. In questi e in tutte le manovre necessarie, politiche e legali, la CGIL conferma la sua presenza.
Foto Rocco Papandrea