Riceviamo e pubblichiamo la replica del dottore Gaetano Sirna, direttore generale dell’Asp di Messina, al sindacato Uil di Messina per la vicenda legata alla condanna del manager per comportamento antisindacale.
La condanna del giudice del lavoro dell’8 gennaio scorso nei confronti dell’Asp è relativa alla mancata comunicazione, alle organizzazioni sindacali, dell’informativa preventiva relativa alla delibeera 1883 del 30 giugno 3017, provvedimento col quale è stato approvato il piano triennale del fabbisogno di personale 2017-2019, necessario all’attuazione delle assunzioni in ruolo del personale bloccate dall’Assessorato Regionale della Salute sin dall’anno 2012.
Soltanto la Uil ha impugnato il provvedimento e soltanto nei confronti di questa Azienda e non di altre Aziende, mentre nessuna altra organizzazione sindacale ha ritenuto di dover ricorrere. E’ obbligo precisare che la direttiva assessoriale del 22/06/2017 subordinava l’approvazione della proposta di dotazione organica, sulla quale per altro era stata già effettuata a livello regionale la necessaria concertazione, all’adozione del piano triennale del fabbisogno, prevedendo l’adozione del provvedimento di approvazione del piano entro un termine strettissimo e perentorio di 5 giorni. La tempistica è stata rispettata da altre Aziende sanitarie della provincia e nella maggior parte dei casi nei relativi provvedimenti non si fa alcuna menzione all’informativa preventiva ai sindacati. Non si capisce, pertanto, come mai la UIL non abbia impugnato anche i piani delle altre Aziende. In conclusione si ritiene che se pasticcio c’è stato è della Uil la quale senza valutare le conseguenze del ricorso proposto, ha inopinatamente messo a rischio le centinaia di assunzioni effettuate da questa Azienda in esito all’emanazione del Decreto Assessoriale n°1495/17 di approvazione della dotazione organica aziendale e del piano triennale del fabbisogno di personale 2017-2019.
L’Azienda vuole comunque rassicurare tutti i lavoratori precisando che l’Asp ha già dato mandato ai legali di impugnare il decreto dell’8 gennaio, nell’intento di scongiurare il rischio di un ritorno al precariato per centinaia di lavoratori che finalmente avevano raggiunto un contratto a tempo indeterminato.
La condanna del giudice del lavoro dell’8 gennaio scorso nei confronti dell’Asp è relativa alla mancata comunicazione, alle organizzazioni sindacali, dell’informativa preventiva relativa alla delibeera 1883 del 30 giugno 3017, provvedimento col quale è stato approvato il piano triennale del fabbisogno di personale 2017-2019, necessario all’attuazione delle assunzioni in ruolo del personale bloccate dall’Assessorato Regionale della Salute sin dall’anno 2012.
Soltanto la Uil ha impugnato il provvedimento e soltanto nei confronti di questa Azienda e non di altre Aziende, mentre nessuna altra organizzazione sindacale ha ritenuto di dover ricorrere. E’ obbligo precisare che la direttiva assessoriale del 22/06/2017 subordinava l’approvazione della proposta di dotazione organica, sulla quale per altro era stata già effettuata a livello regionale la necessaria concertazione, all’adozione del piano triennale del fabbisogno, prevedendo l’adozione del provvedimento di approvazione del piano entro un termine strettissimo e perentorio di 5 giorni. La tempistica è stata rispettata da altre Aziende sanitarie della provincia e nella maggior parte dei casi nei relativi provvedimenti non si fa alcuna menzione all’informativa preventiva ai sindacati. Non si capisce, pertanto, come mai la UIL non abbia impugnato anche i piani delle altre Aziende. In conclusione si ritiene che se pasticcio c’è stato è della Uil la quale senza valutare le conseguenze del ricorso proposto, ha inopinatamente messo a rischio le centinaia di assunzioni effettuate da questa Azienda in esito all’emanazione del Decreto Assessoriale n°1495/17 di approvazione della dotazione organica aziendale e del piano triennale del fabbisogno di personale 2017-2019.
L’Azienda vuole comunque rassicurare tutti i lavoratori precisando che l’Asp ha già dato mandato ai legali di impugnare il decreto dell’8 gennaio, nell’intento di scongiurare il rischio di un ritorno al precariato per centinaia di lavoratori che finalmente avevano raggiunto un contratto a tempo indeterminato.