Le quaranta custodie cautelari messe a segno oggi ai danni dei clan mafiosi di Barcellona Pozzo di Gotto non sono un indicatore di uno spettro ma di un assetto robusto e compattato. “Lo straordinario sforzo investigativo dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato dimostra che c’è uno Stato sul territorio”, in grado di contenere lo sviluppo delle cosche che minano e divorano la società e risentono dei colpi della repressione giudiziaria che si svolge sulla scorta dello Stato di diritto. L’apparato mafioso continua ad esercitare le sue attività perché attecchito da tempo, seppure in una fase di crisi. Questa la sostanza delle spiegazioni rilasciate dal Procuratore Capo di Messina Maurizio De Lucia, durante la sua prima conferenza stampa nel suo attuale ruolo (come lui stesso dichiara), in merito all’Operazione “Gotha VII”.
Il Questore Mario Finocchiaro: “La presenza delle organizzazioni criminali di tipo mafioso nella nostra provincia è da sempre costante ma si rivela costante anche l’azione di repressione e contrasto delle forze di Polizia e dei Carabinieri. Numerose operazioni sono state attuate con denominazioni diverse da Gotha anche se con questa arriviamo alla VIII contro Cosa Nostra. Da tutto questo si evince la capacità di queste cosche di riprendersi dai duri colpi che subiscono ma anche l’infaticabile lavoro dello Stato di combattere anche i momenti di rimonta dell’apparato delinquenziale. Sono state scoperte le strutture portanti di questo sistema mafioso con l’arresto dei soggetti principali afferenti ai clan barcellonesi ma anche reati fini quali estorsioni rivolte, oltre alle tradizionali imprese (quali le edili che magari gestiscono grossi appalti), anche a piccole attività commerciali. Quindi il nostro appello va alla collaborazione di queste persone. Lo Stato c’è ma a volte non viene messo nelle condizioni di intervenire e di arrestare gli autori di questi misfatti perché questa collaborazione viene inficiata dalla paura. Speriamo che con questa operazione sia iniettata una dose di fiducia a chi è vittima di queste aggressioni”.
I quaranta provvedimenti di custodia cautelare, emessi dal Gip del Tribunale di Messina, spaziano dal reato di associazione di stampo mafioso a quella di richiesta di pagamento del pizzo, rapina, trasferimento fraudolento di valori, fino alla violenza reiterata con uso di armi e privata con atti incendiari nei confronti di piccoli esercizi commerciali.
Gli inquisiti a vario titolo sono: Antonio Antonucci, 55 anni; Santino Benvenga, 26; Tindaro Calabrese, 45; Gianni Calderone, 35; Francesca Cannuli, 53; Salvatore Chiofalo, 26; Sebastiano Chiofalo, 25; Antonino D’Amico, 40; Cardillo De Luca, 37; Mariano Foti, 48; Fabrizio Garofalo, 49; Ottavio Imbesi, 47; Giuseppe Impala’, 45; Antonino Merlino, 50; Francesco Messina, 71; Agostino Milone, 49; Filippo Milone, 82; Domenico Molino, 59; Massimiliano Munafo, 49; Salvatore Piccolo, 52; Giovanni Rao, 57; Francesco Salomone, 57; Salvatore Santangelo, 34; Carmelo Scordino, 55; Tindaro Scordino, 34; Sergio Spada, 38; Antonino Treccarichi, 44; Carmelo Trifiro’, 46; Maurizio Trifiro’, 39. Sempre nell’ambito della stessa operazione la polizia ha arrestato Antonino Bellinvia, 64 anni; Agostino Campisi, 57; Alessandro Crisafulli, 36; Francesco Foti, 77; Carmelo Giambo’, 47; Massimo Giardina, 41; Tindaro Lena, 45; Alessandro Maggio, 31; Tindaro Marino, 57; Santo Napoli, 67; Angelo Porcino, 62 anni.
Foto Rocco Papandrea