Il futuro della Autorità Portuale di Messina sarà sul piatto del Presidente della Regione Siciliana Musumeci che doveva incontrare già oggi la delegazione dei deputati messinesi. “CapitaleMessina”, con portavoce Gianfranco Salmeri, è certo che i rappresentanti politici locali sapranno esprimere efficacemente i sentimenti della nostra città, che è massicciamente contraria all’accorpamento con Gioia Tauro, non per motivazioni campanilistiche, bensì a causa di dubbi e preoccupazioni concrete.
Prima tra tutte lo stato di crisi strutturale del porto di Gioia Tauro: perdita di competitività, bilanci in deficit, 440 dipendenti in cassa integrazione, il terminalista che minaccia di abbandonare lo scalo. Ed a fronte di ciò senza gli investimenti per l’Alta Capacità ferroviaria, Gioia Tauro rischia di morire come porto transhipment e di trascinare nel suo abbraccio mortale i porti produttivi di Messina-Milazzo.
“Ci preoccupa, anche, il rischio della mortificazione degli interessi dei nostri porti a causa di una governance della futura Autorità di Sistema Portuale fortemente sbilanciata a favore della regione Calabria – continua il documento -. Il Comitato di gestione, infatti, come prevede il Decreto Delrio, sarà a maggioranza calabrese, con ben quattro componenti su sei espressione degli interessi territoriali d’oltrestretto: il presidente Russo, indicato dal governatore della Regione Calabria, più tre componenti, uno indicato dal sindaco di Reggio, uno da Gioia Tauro ed uno nominato dalla regione Calabria, e solo due messinesi (uno indicato dal sindaco di Messina ed uno dalla regione Siciliana)”.
Strettamente collegato a questo è il tema dell’attribuzione delle risorse economiche (non è accettabile che i guadagni dei porti di Milazzo e Messina, ben otto milioni annui, siano destinati a compensare il deficit del porto di Gioia Tauro) e della gestione delle aree cittadine di competenza del Demanio Marittimo.
È indispensabile, quindi, che Musumeci non dia assolutamente l’intesa, prevista all’art. 8 del Decreto Delrio, per la nomina del presidente della futura Authority calabro-messinese, bloccando in tal modo l’accorpamento.
Nel frattempo sarà compito dell’Esecutivo regionale avviare una trattativa col prossimo Governo per trovare una soluzione che garantisca gli interessi del nostro territorio.
Un presupposto però deve essere certo: la gestione dei nostri porti deve restare in Sicilia.
Ma c’è un altro tema in qualche modo collegato al primo, quello delle ZES, le Zone Economiche Speciali.
Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio ha emanato i decreti che regolamentano l’avvio delle ZES e la maggior parte delle Regioni meridionali si sta già organizzando.
Sarebbe utile che i parlamentari regionali peloritani chiedessero al Presidente Musumeci quali iniziative il Governo regionale stia intraprendendo per l’avvio delle Zone siciliane e se si prevede che il territorio messinese sarà coinvolto, ed in che modo, nell’ambito di una delle due ZES consentite dalla legge per la nostra Regione.