L’Azienda Meridionale Acque Municipale corrisponde per il parlamentare Cateno De Luca ad un “Bancomat del malaffare gestionale e politico”. “Il risultato tra costi e beneficio è negativo. Rotazione organica com’è nata? Le risorse umane vengono pagate a peso d’oro per trasferire la mala gestio ad altri servizi. Il 60% del personale Amam è superiore alla media dei dipendenti comunali. Il capogruppo del Gruppo Misto all’Ars, in veste di candidato a Sindaco di Messina,
Andando avanti un costo improponibile per bolletta di 7 euro e 14 centesimi che viene inviata per posta, quando lo standard è pari a 80/90 centesimi. Produrre carta per giustificare i costi. Il costo del personale esterno per lettura è eccessivo ed inutile. Rapporto d’incidenza sui costi Utenza/ dipendenti nel Comune di Messina è di 51 euro.
“La Gestione in house ancora determina 86 milioni di euro non riscossi. Il Comune è moroso di 10 milioni di euro frutto di spese clientelari e servizi inefficienti per i cittadini. Se Palazzo Zanca non paga perché devono pagare i cittadini? In barba alle norme, ogni anno si perdono 6 milioni di euro. Ogni 4 unità in regola, uno paga parzialmente, l’altro non riceve bolletta. Bilanci di dubbia entità. Un euro di investimento non è stato fatto. Interventi d’urgenza sì. La mora viene affidata con questa logica. Bancomat della politica rischia di impoverirsi. Bilancio diventa in attivo dopo convenzione con l’Eni, ovviamente per circostanze non legate all’attivo del valore della produzione. L’importo del fondo di svalutazione crediti non sembra essere adeguato alla quantità enorme di crediti riportati degli ultimi 15 anni. Il valore del fondo al 31.12.2016 è stato fissato in circa 21 milioni di euro a fronte di un monte crediti verso utenze di oltre 92 milioni (che sale oltre 100 milioni con i crediti nei confronti del comune di Messina)”.
“Le indagini geologiche del 2016 confermano l’esistenza di oltre 1000 l/s di acqua presente nel territorio messinese che potrebbe essere utilizzata al posto della condotta di Fiumefreddo – riprende De Luca -. Si continuano a sprecare fondi agganciandosi alla fornitura della condotta di Fiumefreddo, mentre si potrebbe tranquillamente utilizzare parte delle tante fonti d’acqua presenti a Messina per oltre 1000 l/s come evidenziato dagli studi opportunamente occultati”
Si potevano fare operazioni di autofinanziamento con importi derivanti da risparmio dell’acqua. Amam non ha interesse a sistemare la rete di distribuzione: spesi solo circa 5 milioni per turbine elettriche.
Gli studi tecnici sono stati fatti, studi di cui non sono stati resi pubbliche le relazioni. Perché non è stato affrontato questo tema? Né da Amam né dal Consiglio comunale né dall’amministrazione. Abbiamo fatto analisi metro quadro per metro quadro.
Posso fare analisi gestionale. La vigilanza del Consiglio Comunale non esiste. Io non ho voluto contaminare le mie liste con i precedenti amministratori. Risultanze nella zona sud della città riferiscono un approvvigionamento per 210 litri al secondo che possono essere messi a disposizione della città. Dati volgari sotto il profilo gestionale della condotta. Interventi sul versante Fiumefredddo. Il finanziamento pare che si sia perso non è pervenuto entro ottobre 2017. Chiedete spiegazioni a Coca vola. Un altro dato il depuratore di Tono. Partendo dal mancato adeguamento che ammonta a 200mila euro e che arriveranno sottoforma di sanzione. La colpa è del Commissario. Nota del 14 aprile 2017 da parte del genio civile di Catania: si dice che l’amam deve procedere con la richiesta di concessione della condotta Fiumefreddo che risulta scaduta da febbraio 2017 ma era stata allertata mesi prima. L’Amam sta rispondendo adesso. 2/3 del flusso idrico immesso nell’acquedotto viene sprecato e/o non fatturato. La perdita di liquido essenziale, dichiarata sempre dall’AMAM e confermata nella risposta all’interrogazione in commissione consiliare in data 28.04.2016 verbale 18/2016, è di circa il 25/30%, anche se dalla relazione Cittadinaaattiva di marzo 2016 (Il servizio idrico integrato), tale dato viene indicato in 35%. L’Amam dichiara inoltre che solo il 40/50% dell’acqua immessa nell’acquedotto viene fatturata, in quanto come già specificato il 25/30% viene perso e un altro 25/30% viene “rubato”, cioè prelevato da utenze senza che siano inserite a ruolo ordinario per la fatturazione. Ci sono oltre 15mila utenze abusive: ad un primo controllo, quindi, sembra una enorme anomalia la presenza di sole “88.459” prese a fronte di 99.704 famiglie residenti (Elaborazioni Urbistat su dati ISTAT) in singole unità abitative, circa 13.500 attività commerciali/industriali e di servizi (come dalla relazione URBES 2015 dell’ISTAT). Quindi un sistema che penalizza chi paga regolarmente e avvantaggia i furbi”.
“Un acquedotto ha una durata di vita di trent’anni per cui la nostra è scaduta dal 1986 – avverte l’assessore designato alle infrastrutture Salvo Mondello -. La condotta dà fastidio al versante e il versante dà fastidio alla condotta. Nessuna versione strategica. Invece di andare a pensare alla soluzione del problema alla radice si è pensato al bypass e poi alla sostituzione di un tratto. Capire dove sono le perdite con azioni dispendiose sotto il profilo manutentivo e soprattutto non più aderenti alle mutate situazioni del territorio (Dissesto idrogeologico sulle colline attraversate dalla tubatura). Si erogano oltre 6 mln di euro di energia elettrica per portare l’acqua da Catania a Messina”.
“Molti sono numeri in difetto delle situazioni critiche – prosegue l’architetto Mondello -. Questione smaltimento acque nere all’Amam e acque bianche ai lavori pubblici. Tre sistemi mili, Acqualadrone e San Saba. Questi ultimi due si intasano d’estate”.
“Captare acque da altre fonti è realizzabile da un punto di vista tecnico – arguisce l’assessore designato alle risorse energetiche Carlotta Previti -. Tre interventi sul Masterplan affidati all’Amam ma non ci sono progetti esecutivi. Le risorse economiche dell’Asse 5 PO Fesr 2014-2020 di tutta la Sicilia si quantificano in 295,3 mln di euro sotto le voci Cambiamento climatico e prevenzione gestione rischi ma potrebbero andare perdute senza accedere alla selezione dei progetti. Abbiamo contatori vecchi di trent’anni d’energia. I moderni rilevano dati e potrebbero comunicarlo ad un unico server senza sprechi d’energia col posizionamento dei sensori. Si potrebbero eliminare Partecipate, servizi di guardiania, società terze e tutto questo potrebbe essere applicato ad altri settori quali i rifiuti, servizi catastali: basta ammodernare le attività di monitoraggio. In tutti i Paesi ci sono queste risorse ma anche metropoli come Milano, tutta l’Emilia Romagna”.
Il Management Accorinti ha già lasciato andare il primo stanziamento di 3 mln di euro per non aver partecipato al bando scaduto ad ottobre 2017.