Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. L’operazione verità di Cateno De Luca sull’Amam continua senza sosta e non si ferma neanche davanti al no della società idrica, di fornire una sala per indire una conferenza stampa congiunta. Il motivo? Ufficialmente l’Amam non può fornire la sala per un incontro con la stampa organizzato da terzi, ma il capogruppo del Gruppo Misto all’Ars sente puzza di bruciato e parla chiaramente di una chiara e precisa volontà di non fornire lo spazio.
De Luca però non demorde, questa mattina si è presentato nella sede del viale Giostra, per presentare regolare richiesta di accesso agli atti, in quanto componente della commissione Bilancio dell’Ars. L’intento è quello di sentire il presidente Leonardo Termini proprio nelle sedi palermitane. Tra i documenti richiesti, i bilanci dal 2010 al 2016 e le copie delle delibere e delle determine dirigenziali, copia degli atti riguardanti il perosnale Feluca, i docuemnti che riguardano i rapporti con le società Eniware, Fire, CMS s.r.l. e Universo e Ambiente SCS.
De Luca, pochi giorni fa, non ha esitato ad etichettare l’Amam come un bancomat, pensiero confermato anche oggi: “Abbiamo fatto un’analisi dettagliata e ci hanno minacciato di querela, non ci fermiamo visto che anche ambienti mafiosi hanno rivolto nei nostri riguardi le stesse minacce. La situazione è grave, è arrivato il momento di fare chiarezza su quelli che sono stati gli ultimi dieci anni di gestione dell’Amam. Vogliamo capire con quali criteri sono stati affidati gli appalti, come mai ci sono stati rinnovi senza gara e quali risultati hanno portato affidamenti milionari che hanno affossato questa società. C’è un clima mistificatori ed intimidatorio, per questo motivo chiediamo l’accesso agli atti, ritengo vergognoso il diniego dell’amministrazione nel fare un confronto aperto. L’Amam va chiusa così come tutte quelle partecipate utilizzate come esempio della politica clientelare e parassitaria”.
De Luca affonda il colpo: “La Corte Europea ha già multato Messina per la mancata realizzazione del depuratore di Tono, i cittadini dovranno sborsare altri sei milioni di euro. Le responsabilità sono gravissime, già nel 2013 Messina è stata individuata come soggetto attuatore, l’opera è stata finanziata per 40 milioni di euro ma non è stato fatto nulla, di questo naturalmente l’assessore De Cola non parla. Qui chi viene beccato con le mani nella marmellata va avanti per non restare indietro, voglio che il piano del confronto resti quello politico”.
De Luca vuole portare le carte sui tavoli siciliani: “Siamo diventati lo zimbello della Regione – ha tuonato – il Presidente Musumeci ha già detto che la situazione non accettabile, non si può gridare all’emergenza idrica perenne e dall’altro lato non investire, studi geologici sono stati occultati. Oltre 2mila litri d’acqua sono presenti in città, nel giro di 10 chilometri”. In realtà, successivamente, un incontro tra De Luca e il presidente Termini c’è stato, ed è avvenuto nel corridoio all’ingresso della sede del viale Giostra, subito dopo la presentazione della richiesta di accesso agli atti presentata all’ufficio protocollo. Termini ha ribadito: “Lei riceverà tutti i documenti che richiede, quest’azienda ha 240mila dipendenti, che sono i cittadini messinesi”.