Camere di commercio: via alla riforma, Messina resta autonoma

Il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha firmato il decreto con cui ridefinisce le circoscrizioni territoriali delle Camere di commercio. In tutto sono 60 gli enti camerali che rimangono in vita, mentre vengono confermati gli accorpamenti già definiti ed operativi.
Proteste in Sicilia per la conferma della cosiddetta “Super Camera di commercio della Sicilia Orientale” nata dalla fusione di Catania, Siracusa e Ragusa; operative da tempo le accorpate Agrigento, Caltanissetta e Trapani; Palermo è con Enna; Messina resta autonoma.
Tra le indicazioni inserite nel decreto, i beni patrimoniali delle preesistenti Camere di commercio saranno trasferiti al patrimonio della Camera di commercio di nuova istituzione. Il personale degli enti camerali continuano a operare nelle sedi di pertinenza, mentre le nuove Camere di commercio sono tenute a rideterminare il proprio contingente di personale dirigente e non dirigente e, di conseguenza, le proprie dotazioni organiche, tenendo conto del riassetto dei servizi e degli ambiti prioritari d’intervento.
Prevista una pioggia di ricorsi. Tra i primi, l’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, che in occasione di un incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria, ha detto di volere impugnare qualsiasi provvedimento vada nella direzione della contrazione del numero delle camere di commercio in Sicilia.
Anche il comitato “Territorio protagonista” ha avanzato diversi ricorsi al Tar di Catania contro l’accorpamento delle Camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa e annuncia che solleverà un problema di costituzionalità.
“Il provvedimento è stato esitato dal ministro Calenda in assenza dell’intesa con le Regioni – afferma Pippo Gianninoto, componente del comitato – e questo rende inefficace il decreto”.

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