Morto un Papa se ne fa un altro e così non si fa neanche il tempo di smaltire i postumi della campagna elettorale delle elezioni politiche di domenica, che subito si scatena quella delle amministrative. Il clima che si respira a Palazzo Zanca nelle ultime 48 ore è proprio quello della battaglia elettorale, delle accuse reciproche e delle bombe cariche di veleno che sono state lanciate sull’asse Giunta-Consiglio. C’è chi assesta dei colpi ben precisi e calibrati, c’è chi spara un po’ nel mucchio, ma da ieri l’importante sembra sparare: insomma, benvenuta campagna elettorale! D’altronde per capire che la caccia al voto sia praticamente aperta, basta ascoltare l’invito dell’assessore Cuzzola in conferenza stampa nella giornata di ieri, quando sulla mancata rimodulazione del Piano di Riequilibrio decisa dal consiglio ha affermato: “Per uscire da questa situazione c’è un unico modo, votare Renato e farci stare qui altri 5 anni”.
A coronare questo bel clima ci ha pensato il primo cittadino, che ha lanciato un messaggio alla madre patria messinese niente di meno che dagli Stati Uniti, dove si trovava a discutere di pace e integrazione tra i popoli. Accorinti però accantona l’aplomb peace and love scagliandosi pesantemente contro i consiglieri accusandoli di aver fatto “un omicidio a freddo nei confronti della città”. Torniamo alle parole di Cuzzola, una dichiarazione fatta col sorriso sulle labbra, ma che spiega quale sarà il punto del programma elettorale del primo cittadino, vale a dire la riproposizione della rimodulazione del Piano di Riequilibrio. Su questo punto occorre fare chiarezza, visto che la città non ha perso alcun treno, visto che qualsiasi amministrazione può manifestare la volontà politica di riproporre la rimodulazione di un Piano che dunque non scadrebbe più tra cinque anni ma tra quindici anni.
Questa soluzione presentata ieri dalla Giunta come la panacea di tutti mali non è certamente il Verbo, ma una volontà politica e come tale porta con sé dei pro e dei contro. Ragionando con il criterio del buon padre di famiglia, si direbbe che spalmare un debito in più anni consentirebbe una minor spesa, ma c’è anche chi potrebbe sostenere che è meglio stringere i denti per un lasso di tempo più breve per togliersi prima il pensiero. Ciò che appaiono strani sono i toni allarmistici e gli scenari apocalittici prospettati dall’amministrazione, visto che attualmente è rimasto in vigore un Piano di Riequilibrio decennale che è stato più volte presentato come un capolavoro dell’economia nostrana, ma che sarebbe pure superfluo, vista la florida situazione economica dell’ente prospettata dallo stesso Cuzzola appena pochi mesi addietro.
Oggi invece scopriamo che senza la dilazione a vent’anni non si potranno garantire molti servizi essenziali, come la manutenzione delle strade, alcuni servizi sociali e l’Atm non potrà fare quel percorso di crescita intrapreso da qualche anno. Quindi appare logico domandarsi dove sta la fregatura, visto che questa rimodulazione era così necessaria allora forse il Piano fatto su base decennale non è quel capolavoro di cui l’amministrazione si vanta da quattro anni a questa parte, qui si spiegherebbe il ritardo con cui il Ministero aspetta di sciogliere le riserve sul documento. Idem per quanto riguarda il rafforzamento della macchina amministrativa, piano delle assunzioni in primis. Le notizie da Roma circa la possibilità data dal Consiglio dei Ministri di ampliare il Piano a vent’anni risalgono a fine dicembre, mentre la volontà dell’amministrazione di aprire a nuove assunzioni risale a prima, quindi il dubbio che si siano fatti progetti basandosi solo su prospettive e non su coperture finanziarie certe non è affatto infondato. Un po’ come il disoccupato che assume l’impegno di acquistare una macchina con la prospettiva di poter lavorare, ma poi questo lavoro non arriva. Andiamo adesso al piano squisitamente politico.
L’assessore Cacciola si è soffermato sulla presenza in aula di appena 18 consiglieri su 40, scenario triste e deprecabile ma che puntualmente si verifica ogni qualvolta si discute di atti importanti anziché dell’isola pedonale di turno. Questo scenario, fino a mercoledì, è stato il più grande alleato di questa amministrazione, che tra rimbrotti e accuse per atti presentati sempre un secondo prima della scadenza, bene o male riusciva sempre a trovare i 17/18 consiglieri dell’Ave Maria pronti a mantenere in piedi il numero legale e far passare il bilancio o il contratto di servizio di turno. Se poi per aggiungere un po’ di pepe si sguinzagliavano contro dei lavoratori inferociti in attesa dell’approvazione dell’atto per ricevere l’ennesima proroga, allora il gioco era davvero fatto. Questo non è certamente riferito a chi si è sempre assunto la responsabilità di votare gli atti e di mantenere un atteggiamento coerente, ma che ormai in Consiglio Comunale l’agibilità d’aula sia un optional è un fatto assodato.
Una parte di responsabilità, va pure additata verso quei consiglieri che pur facendo interventi apertamente contro l’amministrazione hanno sempre votato in modo favorevole, anche quando gli atti venivano presentati per il rotto della cuffia. Questa volta, questo sottile gioco di equilibrio non ha portato i suoi frutti, l’amministrazione a furia di giocare col fuoco si è scottata ed è inutile attaccarsi al voto in più o a quello in meno. Una Giunta che sa di non avere la maggioranza in Consiglio non cerca lo scontro perenne con l’aula, etichettando i consiglieri sulle reti nazionali come “certa gente”, perché prima o poi da “certa gente” bisogna tornare per chiedere l’approvazione degli atti.
Un’amministrazione un pò meno scontrosa sarebbe riuscita anche a chiamare a raccolta due o tre consiglieri il quale voto sarebbe stato utile per l’approvazione della delibera, ma non è questo il caso. I consiglieri che hanno assassinato a freddo la città, sono gli stessi che hanno approvato tutti gli atti finanziari più importanti presentati da questa amministrazione, anche in presenza di pareri più o meno negativi da parte del collegio dei revisori dei conti. Quella politica ritenuta contro la città è la stessa che il 15 febbraio di un anno fa ha detto no alla mozione di sfiducia, a quel punto qualcuno doveva avere la coerenza di non accettare quella ciambella di salvataggio da quelli ritenuti i nemici di sempre. E adesso, buona campagna elettorale.