Confermate le due ore di sciopero del personale del Servizio sanitario nazionale indetto per il 23 marzo dalla Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione Usae, (confederazione dalla Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione Usae, (confederazione con oltre 400mila associati in Italia con 18 strutture regionali e oltre 75 territoriali) che annuncia anche una manifestazione nazionale a Roma in piazza Santi Apostoli nel giorno della prima riunione parlamentare della 18a legislatura italiana. Saranno presenti le delegazioni dalla Sicilia.
A seguito della sottoscrizione con riserva dell’ipotesi di Ccnl di comparto, in cui sono state recepite solo una parte delle sue istanze, la Fsi-Usae ha inteso confermare lo sciopero di 2 ore che sarà attuato all’inizio di ogni turno, indetto il 24 gennaio 2018 con Prot. n. AB.SG.0125.01/18/ba.
La trattativa ha evidenziato che nel comparto del Servizio sanitario nazionale ci sono una serie di criticità nella costruzione delle dinamiche economiche che – fa sintesi il segretario regionale Calogero Coniglio riprendendo le parole del Segretario generale Adamo Bonazzi – necessitano di una ferma presa di posizione da parte dei lavoratori.
Fsi-Usae ha sempre tenuto la barra a dritta sui diritti dei lavoratori, ha portato avanti sin dal 2010 una battaglia sul tema della rivalutazione degli stipendi con più scioperi sia contro i tagli operati con la spending review che contro lo scellerato accordo del 30.11.2016 intervenuto fra la Ministra Madia e Cgil, Cisl, Uil e successivamente dalla Confsal.
Noi ci siamo sempre schierati contro le manovre finanziarie che hanno solo sfiorato i signori della politica ma hanno pesantemente intaccato gli stipendi dei lavoratori pubblici – sottolinea ancora il segretario – e non abbiamo firmato l’accordo che ha vincolato le risorse economiche poi messe a disposizione da Governo e Parlamento per gli aumenti contrattuali (85 euro medi pro capite), una cifra certamente insufficiente a garantire stipendi adeguati.
Riteniamo questa pre-intesa come quella di un contratto ponte, un contratto che giuridicamente durerà solo pochi mesi. La questione economica e professionale non può quindi considerarsi chiusa e lo sciopero ci sta tutto!”.
Sono chiari e già più volte esplicitati gli obiettivi della Federazione che nella trattativa ha rivendicato le stabilizzazioni, lo sblocco del turn-over e l’azzeramento delle esternalizzazioni, delle consulenze e degli appalti di servizi perseguendo altresì il miglioramento della qualità della vita nei luoghi di lavoro e la garanzia del giusto riposo dei lavoratori, ponendo altresì l’accento sulle questioni professionali. Nel ricordare che la rivendicazione si inserisce in un percorso più che ventennale in cui la Federazione è stata impegnata con le battaglie che hanno portato al riconoscimento dei profili professionali e alla L. 42/99, al superamento del d.p.r. 761 con la conseguente possibilità di carriera per il personale del SSN, l’accesso delle professioni alla dirigenza, la formazione professionale a carico delle aziende e l’istituzione degli ordini professionali, prosegue il segretario: “In buona sostanza, il riconoscimento della dignità e del ruolo per le professioni sanitarie – cioè degli operatori che ormai sono tutti laureati, altamente specializzati, con specifiche competenze esclusive e responsabilità enormi – è indifferibile.
Riteniamo necessario prendere subito atto delle evoluzioni normative delle medesime professioni per garantire adeguati sviluppi di carriera e la definizione di un’area quadri per queste professioni. Questo contratto dura pochi mesi e li utilizzeremo tutti per la riclassificazione come è già avvenuto fra il 99 ed il 2001.
La commissione messa in piedi con questo contratto è un primo significativo passo, ma per ridefinire le competenze professionali e i relativi inquadramenti e darvi concretezza sono necessarie delle risorse straordinarie che al momento non ci sono e che noi rivendichiamo con forza”.