Libera contro tutte le mafie: migliaia di ragazzi a Catania e Messina non dimentica i suoi figli valorosi

Un corteo colorato con striscioni, bandiere e palloncini per dire no alle mafie ed alla corruzione. Tutte le scuole hanno dato vita questa mattina ad un “serpentone” che si è snodato per le maggiori città italiane.
Per la Sicilia, i ragazzi si sono dati appuntamento a Catania, ancora scossa per la terribile esplosione che ha causato tre vittime, di cui due Vigili del fuoco.
Tutti presenti alla XXIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Centinaia di giovani si sono trovati fianco a fianco per riaffermare la loro solidarietà con le vittime della criminalità organizzata ed il loro impegno di persone libere contro ogni forma di criminalità e di violenza.
Degnamente rappresentata Messina con decine di studenti che di prima mattina hanno preso il treno per raggiungere la stazione centrale di Catania, dove hanno iniziato il loro pacifico corteo verso il centro storico. Nella foto che vedete i ragazzi, bandiere al vento, invadono piazza Stesicoro.

Sono tante le storie di mafia che purtroppo riguardano Messina, per molti ritenuta la “città babba”, ma che nasconde e si porta dietro efferati omicidi.
A Barcellona, per esempio, una mano assassina e vigliacca ha ucciso l’8 gennaio 1993 il cronista Beppe Alfano, ritenuto scomodo per le sue inchieste giornalistiche.
A Messina, nel 1991, la stessa sorte è toccata ad Ignazio Aloisi, freddato sotto mentre si trovava in compagnia della figlia Donatella, che da anni si batte per avere giustizia e per vedersi riconosciuto lo status di vittima di mafia.

Nel novembre 2008 la Prefettura di Messina sblocca finalmente l’iter e concede parere favorevole al Ministero dell’Interno per il riconoscimento di Aloisi quale vittima di mafia, ma i familiari aspettano ancora. Una burocrazia che spesso uccide ed allora ben vengano queste manifestazioni, utili ad affermare la cultura della legalità.
“Dobbiamo scuotere e risvegliare le coscienze – ha ricordato Don Luigi Ciotti – Non si può essere cittadini a intermittenza, ma cittadini responsabili. Il cambiamento dev’essere in ciascuno di noi. Dobbiamo essere parte del cambiamento – ha ricordato il fondatore di Libera – e smettere di pensare che tocca sempre agli altri. Dobbiamo sconfiggere quella malattia terribile della delega e della rassegnazione. C’è una parte di responsabilità che tocca a ciascuno di noi e che comincia dalla quotidianità”. Come dargli torto?
Tonino Demana

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