Il mondo dell’arte perde un suo grande esponente, Hidetoshi Nagasawa, grande performer, scultore e architetto giapponese; l’artista, che si è spento a Milano ieri 24 marzo, negli anni 80 aveva conosciuto e collaborato con il mecenate Antonio Presti dando vita ad uno stretto sodalizio intellettuale e artistico che nel 1989 lo condusse alla realizzazione della “Stanza di Barca d’Oro”.
Scavata in una parete del monte che lo delimita, nel letto del fiume Romei, l’opera è di una straordinaria suggestione e bellezza: un vano ipogeo, introdotto da un corridoio sotterraneo di 35 metri rivestito di lastre metalliche, nel quale si evidenzia la sagoma di una barca capovolta rivestita di foglie d’oro, raccordata al suolo dal suo albero maestro in marmo rosa. Dal silenzio materiale, anche se animato dalle mille sottili voci della natura circostante, si accede al grande silenzio spirituale della stanza, nella quale la barca è sospesa al centro. L’opera concettuale è nata per essere chiusa per 100 anni, ed è stata sigillata con una porta per far sì che essa potesse vivere “solo attraverso l’energia mentale della memoria”. Altra componente indispensabile dell’opera è lo spazio, uno spazio che noi sappiamo esistere, ma che ci viene negato, una soluzione molto vicina al concettualismo degli esordi di Nagasawa: rendere visibile l’invisibile, ma anche il suo inverso. La luce non è visibile, la trasformazione alchemica dell’oro non è osservabile eppure l’energia fisica che viene sprigionata è percepibile, l’opera si colloca sulla soglia, in uno spazio Zen, luogo mentale.
Altra considerevole presenza dell’artista Nagasawa nella ricca collezione della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte, è la stanza d’autore Mistero per la Luna (museo-albergo Atelier sul Mare, Castel di Tusa – Messina). La stanza-meditazione è costituita da due ambienti caratterizzati da una essenzialità fortemente cercata e dall’uso esclusivo del bianco nelle pareti e dell’oro dei lastroni di ottone con cui è realizzato il pavimento. L’unica illuminazione artificiale concessa è quella di una candela in una piccola nicchia anch’essa imbiancata che ne diffonde la luce, e quella del riverbero della luna o del sole sul pavimento. Punto energetico ma anche individuazione fisica ulteriore di “una stanza nella stanza”, l’ottone ritorna in una struttura a se stante, staccata dalle pareti, che ne segna il perimetro. La stessa struttura viene riproposta nel bagno ma dipinta. Il letto centrale è scultura funzionale, emergenza, letto ma anche punto di appoggio, scrivania. Il processo di creazione dell’artista non ha come fine il “mettere”, l’aggiungere (luci, suppellettili) ma il “togliere”,tornare all’essenzialità nell’esclusivo rapporto tra la luce e la materia.