In particolare, C. G., dipendente dell’area amministrativa addetto alla predisposizione e gestione delle proposte e atti deliberativi della Giunta, del Consiglio comunale, del sindaco e del responsabile d’area, era solito uscire dal Municipio, naturalmente senza registrare l’assenza, per recarsi al bar, al mercato, dal meccanico, se non addirittura recarsi all’Ufficio postale o spostarsi al di fuori del paese con la sua autovettura, sfrecciando sotto l’occhio vigile dei militari dell’Arma a cui non sfuggivano tutti gli anomali movimenti. Le assenze per quasi 2.500 minuti documentate dai carabinieri costavano all’interessato l’applicazione della misura cautelare interdittiva di 9 mesi.
Analoga sorte, ossia un’interdittiva di 9 mesi, è toccata a G. S., addetta all’Ufficio segreteria del Comune, con mansioni –tra le varie- nell’ambito del settore trasparenza e Anticorruzione. La donna, infatti, con la scusa di recarsi presso altri uffici esterni al Comune ed ovviamente senza timbrare il badge per registrare l’allontanamento, in soli due mesi faceva registrare ben 160 assenze di varia durata, nel corso delle quali, veniva vista dai militari recarsi anche verso la propria abitazione. Condotte delittuose valevano l’applicazione di una misura interdittiva di 8 mesi a T.G.A., istruttore amministrativo addetto all’archivio ed ai Servizi esterni del Comune e a B. D., addetto all’Ufficio tecnico con varie mansioni. Entrambi, infatti, erano soliti allontanarsi dal proprio ufficio per svolgere le più diverse incombenze private, nonché per intrattenersi in conversazione con altri soggetti in lunghissime “pause caffè”.
Importanti responsabilità penali sono state inoltre riconosciute in capo ai tre dirigenti comunali coinvolti dall’attività investigativa, ossia C. F., C. N. e D. C., responsabili rispettivamente dell’Area Tecnica, dell’Area Economico-finanziaria e di quella Amministrativa, nonchè destinatari di misure interdittive da 2 a 11 mesi. Più specificamente i predetti dirigenti, pur essendo consapevoli della prassi illecita diffusa tra i loro dipendenti di allontanarsi fraudolentemente dal posto di lavoro per motivi non istituzionali senza registrazione, omettevano volutamente di effettuare i dovuti controlli, accettando quindi consapevolmente il rischio della commissione di fatti criminosi in danno dell’Ente pubblico. Uno degli indagati avrebbe ammesso di aver agito in quel modo per trent’anni, confermando di aver consentito che le condotte dei propri dipendenti fossero regolate in base alla “coscienza personale”.
Altro dirigente, invece, avuta contezza delle indagini in corso, avrebbe introdotto soltanto nel 2017 il “registro delle uscite temporanee per servizio fuori dagli uffici comunali”, casualmente e drasticamente diminuite rispetto al passato, ammettendo, come poi emerso in sede di interrogatorio, che la prassi degli allontanamenti arbitrari fosse sempre stata ammessa in base al principio del “si era sempre fatto così”.
L’attività investigativa ha consentito di svelare, ancora una volta e seppure in minima parte, il diffuso malcostume dell’assenteismo, gravemente lesivo della Pubblica Amministrazione, sotto il profilo della sua immagine e sotto quello finanziario per gli indebiti esborsi di denaro destinato a retribuire ore di lavoro non effettivamente svolte.
A tal proposito l’Autorità giudiziaria, che ha coordinato l’odierna attività, ha definito “apprezzabile” il danno economico, sarà la Corte dei Conti a quantificare l’ammanco.