Domani Alessandro Russo ufficializzerà le proprie dimissioni da vicesegretario provinciale del Partito Democratico, a quel punto la spaccatura all’interno del centrosinistra sarà cosa fatta. Tutto in una notte, anzi, in un giorno, un lungo giorno, quello della scelta che ha portato a scegliere Antonio Saitta candidato sindaco in vista delle amministrative del prossimo 10 giugno. Ha prevalso la corrente accademica del partito, quella che piaccia o non piaccia gode della maggior rappresentatività, viste le presenze di Franco De Domenico all’Ars e di Pietro Navarra alla Camera dei Deputati.
Ricuciti gli strappi più importanti, quelli con Articolo Uno, che avrebbe garantito in posto nell’eventuale Giunta con Maria Flavia Timbro in quota LeU, ma soprattutto quello con Sicilia Futura, dunque Beppe Picciolo dopo aver ascoltato le sirene “bramantiane” non lascia la casa madre. Ma molto dipenderà dagli equilibri politici che si presenteranno tra i banchi del Consiglio Comunale che verrà. Tutto risolto quindi? Neanche per sogno, perché i renziani della prima ora vanno via e sbattono la porta. Il primo inequivocabile segnale lo aveva dato proprio lo stesso Russo, invocando una candidatura che unisca e non divida ma che soprattutto premi l’impegno di una generazione di militanti.
Tradotto in parole povere, il nome su cui si sarebbe dovuto puntare sarebbe quello di Francesco Palano Quero, uscito però sconfitto dal tavolo di giovedì. “Saitta non è una candidatura che ci appartiene, abbiamo chiesto che venga premiato l’impegno di chi ha difeso e portato avanti il partito anche nei momenti più bui ed invece continuiamo a subire nomi calati dall’alto”, così Russo prima di riunirsi giovedì sera con i componenti del proprio circolo.
Clamorose similitudini con quanto avvenuto nel 2013, quando proprio Quero e Russo non nascosero la propria contrapposizione verso Felice Calabrò, che pure aveva vinto le primarie, risultando poi decisivi per il mancato successo del centrosinistra al primo turno. Quali furono gli esiti del ballottaggio ce lo ricordiamo tutti. Cosa faranno i renziani della prima ora è la classica domanda da un milione di euro. Una ricomposizione del puzzle con Saitta attualmente appare improbabile, ma non appare neanche plausibile stare all’interno del partito verso cui si rema contro ad ogni elezione amministrativa.