L’Università e l’Assostampa Messina ai ferri corti. L’ateneo vuole trasferire la sede del sindacato giornalisti, in due stanze anguste e inadeguate. Una vicenda iniziata l’estate scorsa, ma gli accordi di massima presi verbalmente con l’ex direttore generale Franco De Domenico, adesso parlamentare del PD all’ARS, non sono stati rispettati dai vertici universitari.
Da qui la decisione dell’Assostampa di convocare un’assemblea straordinaria degli iscritti nella sede di piazza Antonello n° 5 per martedì 22 maggio alle 9. L’offerta di trasferire la sezione in locali più ampi ma fuori da Palazzo Mariani è stata rifiutata senza esitazione dal sindacato, che per svolgere al meglio la propria attività ha bisogno di spazi centrali, facilmente raggiungibili e a piano terra.
Il rettorato ha fatto sapere che martedì prossimo manderà gli operai per il trasloco nelle due stanze assegnate, ma il sindacato ha risposto picche. “Siamo pronti a chiamare i Carabinieri –dichiara il segretario provinciale Peppe Gulletta- ma da qui non ci muoviamo. Non si può pensare di lasciare impunemente e in tempi così immediati della sede nella quale operiamo da quasi un secolo. Né il fascismo né alcun amministratore delegato di Poste Italiane né alcun rettore prima di Salvatore Cuzzocrea avevano osato arrivare a tanto. Sin dalla cessione da Poste Italiane Spa all’ateneo messinese tutti i rettori, anche pubblicamente, avevano confermato che l’Assostampa sarebbe rimasta in quegli storici e gloriosi locali che hanno visto decenni di storia del giornalismo passare da quelle stanze. Invitiamo il rettore Cuzzocrea a un incontro per definire degli accordi ottimali per noi e per l’università. E sia chiaro che il 22 maggio, giorno della convocazione dell’assemblea, i locali non saranno lasciati. Anche perché, la sede non può essere lasciata senza una deliberazione positiva dell’assemblea degli iscritti”.
Grazie a un accordo stipulato dal senatore messinese Ludovico Fulci con le Regie Poste, dal 1925 Assostampa Messina utilizza alcuni locali di Palazzo Mariani. Quando nel 2004 la struttura fu ceduta all’università, quest’ultima pretese dal sindacato dei giornalisti la sala riunioni e la ottenne. All’Assostampa restarono quattro stanze per svolgere la propria attività, ma pur di non lasciare la sede storica si accettò questo sacrificio. La pretesa dell’ateneo di dimezzare ulteriormente gli spazi è giudicata intollerabile.
Tra l’altro, nella fretta di sistemare i due locali, chi ha eseguito i lavori si è dimenticato di creare un bagno a norma che consenta anche l’accesso ai disabili e lo ha ricavato alla meno peggio in un angolo della stanza più grande. Un altro punto a sfavore dell’ateneo, che anche se dovesse (ma ne dubitiamo fortemente) vincere questa battaglia dal punto di vista legale, ne uscirebbe comunque con le ossa rotte dal punto di vista dell’immagine.