Finisce nel modo peggiore l’avventura di questo Consiglio Comunale, che neanche nella giornata di martedì è riuscito a raggiungere il numero legale per discutere le delibere su un debito fuori bilancio di Tirrenoambiente e sulla Variante di Salvaguardia. E dire che ieri sarebbero bastati appena 16 presenti su 40 per una seduta convocata in modo urgente, ma solo in 9 hanno deciso di sacrificare qualche ora di campagna elettorale per svolgere il proprio dovere fino alla fine. Se la votazione di un atto importante e complesso come la Variante di Salvaguardia non poteva avvenire per il rotto della cuffia, si poteva e si doveva dare un segnale diverso un debito fuori bilancio molto pesante (circa 3 milioni) ed invece nulla.
Tutto diventerà materia del Consiglio che uscirà fuori dalle urne il prossimo 10 giugno. L’immagine di quell’aula semideserta ravvivata dalle voci di pochi intimi è la sintesi perfetta di questi cinque anni, in cui la reputazione del Consiglio Comunale, inteso come istituzione, ne è uscita veramente male agli occhi della città. Ridurci a discutere solo quanto accaduto ieri sera sarebbe riduttivo, sarebbe come commentare la retrocessione di una squadra affidandosi solo all’ultima partita dimenticando tutte le sconfitte precedenti. In questi anni si è visto un Consiglio schiavo degli eventi giudiziari, che troppe volte in modo pavido ha fatto gli interessi di un’amministrazione che ha cercato di sfruttare questa situazione portando tutti gli atti finanziari l’ultimo giorno utile, senza permettere uno studio approfondito degli atti.
Così il Consiglio Comunale ha perso ogni prerogativa di confronto ma soprattutto quel potere ispettivo che lo deve contraddistinguere, abbassandosi ad essere un mero organo notarile che prendeva atto di tutto ciò che arrivava dalla Giunta. Il risultato erano intere sedute a criticare l’amministrazione, salvo poi approvare tutto ed il contrario di tutto per quel famoso “bene per la città” di cui ci si è beati per cinque anni, ci si bea a maggior ragione di questi tempi, ma che ieri è passato in secondo piano.