“Innanzitutto voglio dire grazie ai 33.629 messinesi che hanno scelto di condividere il mio sogno di cambiare finalmente Messina. Il mio profondo ringraziamento va anche a tutti i candidati, sia al consiglio comunale che nei quartieri, che hanno con entusiasmo aderito a quella che io considero un’impresa. Grazie a quanti si sono spesi anche soltanto per spiegare al vicino di casa la nostra idea di Messina, di una città che deve avere restituita la dignità che merita. Buon lavoro a quei consiglieri che avranno la grande responsabilità di portare avanti in Aula e nei consigli di circoscrizione, le nostre idee, i nostri sogni”.
Dopo due giorni e mezzo di silenzio, almeno ufficiale, Dino Bramanti irrompe nella campagna elettorale che porterà al ballottaggio del prossimo 24 giugno. Il candidato sindaco del centrodestra risponde a Cateno De Luca. In queste ore c’è chi, ossessionato dal potere, usa termini come “macchina da guerra” e definisce i consiglieri eletti “soldatini”, e continua la strategia del dileggio personale, dell’aggressione verbale ai limiti della mancanza di rispetto. Forse qualcuno si aspetterà da me che io adesso cambi linguaggio, cambi campagna elettorale, diventi altro da ciò che sono. No, questo è ciò che invece rivendico con orgoglio e con fierezza. A quanti mi suggeriscono di scendere ai livelli della rissa da bar, rispondo sin da adesso che io resterò me stesso. Sarò forse fuori moda, ma ritengo che la POLITICA sia una nobile arte al servizio degli altri e non di sé stessi. Chiunque si sia speso e si spenderà per rendere migliore Messina, sia che abbia vinto, sia che abbia perso, è un nobile eroe e merita rispetto. Io non baratto i valori in cui credo, il mio stile di vita, la mia storia personale cristallina, con l’ambizione di una vittoria che sarebbe amara se ottenuta con la sistematica demolizione dell’altro. Ai miei concittadini dico: siamo solo a metà del percorso, adesso è tempo di superare ogni steccato per indossare tutti la stessa bandiera, che è quella che ci unisce. Dobbiamo riscoprire l’orgoglio della nostra identità e da messinese a messinesi vi dico: ora o mai più. Non è tempo per Guelfi e Ghibellini, per far la guerra, è tempo di costruire argini e fondamenta che affondino nelle radici di una città bellissima. É tempo di scegliere tra la serietà e lo show, tra le urla e il dialogo, tra la rabbia e la serenità, tra il teatrino e le barzellette e la possibilità di scrivere la pagina più bella per la nostra città. Io i colori di Messina li indosso sin da quando sono nato e li ho portati con orgoglio per tutta la mia vita professionale. So bene che i messinesi sono stanchi e delusi, ma alla stanchezza non replicherò mai con promesse di asini o tram che volano, alla rabbia non replicherò annunciando che farò tabula rasa delle Istituzioni”.
Infine un appello ai messinesi: “IO NON SONO UN UOMO CHE DEMOLISCE, SONO UNO CHE COSTRUISCE, l’ho fatto per tutta la vita. Ecco perché oggi l’alleanza che voglio costruire, in un momento cruciale per il futuro dei prossimi decenni, è con la città, con quei messinesi di buona volontà che stanno soffrendo per la mancanza di lavoro, per i figli costretti ad andar via, per gli stipendi precari, per le condizioni della città. Al mio fianco finora ci sono stati i partiti ed i movimenti civici, ma soprattutto ci sono stati MESSINESI innamorati della nostra città. Altri si affannano a fare calcoli per parlare con un partito piuttosto che con un altro. Io l’appello lo faccio ai miei concittadini e lo faccio restando quello che io sono, senza fare sceneggiate, battute, proclami, senza scadere nel ridicolo. Non parlo alla pancia, ma alla ragione ed al buon senso dei messinesi. Il mio appello non è a costruire trincee di fango, ma case per le nuove famiglie che i nostri figli formeranno qui. Metto a disposizione il mio programma per confrontarci, migliorarlo, arricchirlo, integrarlo, consideriamolo un punto di partenza al quale tutti possono dare un contributo. La mia amministrazione deve essere ricordata come quella della semina ed io sarò il sindaco di tutti e mai di una parte sola. In questa campagna elettorale sono stato accusato di non essermi ancora calato nel ruolo di politico. Ma so di certo che essere un politico non può voler dire cinismo spietato o capacità di far guardare agli elettori il dito che accusa gli altri e non la luna che illumina realtà che non si vogliono far vedere: questa è demagogia spicciola. Non posso prendere in giro la gente: preferisco essere me stesso piuttosto che la pessima imitazione di un politico. Voglio parlare ai messinesi di buona amministrazione, democrazia, rispetto, valori. Parole antiche forse fuori moda, come rispetto. Rispetto verso la dignità dell’altro e dei messinesi. La nostra storia, le nostre radici, il nostro futuro meritano rispetto. Conosco ogni pietra di questa città. Metto a disposizione dei miei concittadini il programma ed il Modello Messina, per arricchirlo, integrarlo, soprattutto migliorarlo. La mia porta è aperta ai messinesi. Chi vuole unirsi a quelle migliaia di persone che in questi due mesi hanno speso ogni momento della loro giornata perché credono fermamente in questo sogno potrà farlo. Insieme ai partiti, alle liste, a chi ce l’ha fatta e chi non ce l’ha fatta. Pongo un’unica condizione: indossare la nostra maglia, che non ha scritte ma i colori della città. Parlo alle persone di buon senso ed a chi vuole una Messina decorosa, pulita, vivibile, una città nella quale restare e mettere su famiglia, una città turistica e non di passaggio. Messina non può essere trasformata in un palcoscenico per spettacolini ridicoli. O lo facciamo ora o mai più”.