Garantire il diritto alla salute tenendo sempre conto dell’efficienza economica. Un tema questo alquanto spinoso, che ha suscitato non poche perplessità e polemiche tra le parti sociali in Sicilia, specie a seguito della riorganizzazione della rete ospedaliera dell’Isola: “Ancora una volta una proposta basata su un metodo meramente ragionieristico, a discapito dei cittadini”, questa l’amara considerazione del segretario della Funzione pubblica della CGIL Francesco Fucile, del coordinatore provinciale della sanità Antonio Trino, del responsabile Medici Guglielmo Catalioto e del responsabile sanità privata Giuseppe Nava, che aggiungono: “Spiace dove constatare che il confronto con i sindacati avvenga sempre in dirittura d’arrivo”.
Gli scriventi della nota si mostrano critici soprattutto nei confronti di quello che risulta essere “un provvedimento varato in assenza di una programmazione della rete ospedaliera territoriale (118 compreso) e della sanità privata, destinato a non riuscire a rispondere in modo efficiente ed efficace ai bisogni del territorio e dunque dei cittadini. In altre parole, la gestione ragionieristica prosegue a fare tagli sotto l’effige del contenimento della spesa e dei piani di rientro, ed ora anche attraverso la decimazione di svariate unità operative complesse, all’incirca 90. A tal proposito, il declassamento di queste strutture appare di difficile comprensione se confrontata con il mantenimento di Unità Operative “doppioni” in alcune Aziende Ospedaliere in assoluto disaccordo con quanto stabilito dal decreto Balduzzi“.
Al riguardo i sindacalisti nutrono non poche perplessità circa quali strutture sanitarie possano essere considerate complesse e quali no: “Vorremmo comprendere quali siano stati i criteri adottati per scegliere le strutture complesse laddove ne insistevano, sul territorio, analoghe qualitativamente eccellenti: l’impressione è che il “taglio” sia caduto su quelle strutture orfane di Direttore“.
“In tutto questo, sarà caso, chi ha meno penalizzazioni è il Policlinico, in virtù della didattica che giustifica la necessità di mantenere la specialistica. Proprio su questo specifico punto, la FP CGIL avrebbe auspicato un’inversione di tendenza, valorizzando le reali eccellenze, scindendo la didattica (di esclusiva pertinenza universitaria), dalla clinica”.