M5S-centrosinitra: accordo melmoso da Prima Repubblica

Dicono di essere il nuovo, invece ragionano e operano secondo gli schemi della Prima Repubblica. Anche i pentastellati messinesi non riescono a cedere al richiamo delle poltrone.

E non poteva essere altrimenti, considerato che il “leader” dei sette consiglieri comunali, eletti sotto l’insegna del M5S, ha sempre bazzicato nei meandri delle segreterie politiche prima della folgorazione sulla via di Damasco.

Naturalmente, stiamo parlando di Gaetano Sciacca, eletto al Consiglio comunale dopo la sonora bocciatura alla carica di primo cittadino. L’accordo sancito con il centro-sinistra rappresentato da Navarra e Picciolo, per l’ufficio di presidenza del Consiglio comunale è la prova provata di quanto affermiamo senza tema di smentita. Il do ut des politico è servito al M5S per ottenere una vicepresidenza e, siamo certi per conquistare la presidenza di qualche commissione consiliare.

E chi a Messina si professa pentastellato sappia che i consiglieri comunali da loro eletti, si sono adeguati agli schemi beceri della politica. Gli stessi schemi che i “grillini” hanno sempre criticato aspramente, bollandoli come marciume. La melma maleodorante della politica cittadina ha contaminato i pentastallati eletti in Consiglio, molti dei quali, in un recente passato, assidui frequentatori delle segreterie politiche.

Gli stessi che hanno usato come cavallo di Troia il simbolo del M5S per conquistare una poltrona in aula. A parte Sciacca di cui abbiamo avuto modo di enucleare le piroette politiche, sappiamo per certo che altri consiglieri comunali hanno un pedigree politico del quale hanno tentato di cancellare traccia. Ma basta sfogliare gli elenchi dei candidati alle amministrative del 2013 o leggere i curricula per comprendere che si tratta di personaggi che hanno avuto la grande capacità – questo si che è un merito – di riciclarsi all’interno del M5S. L’accordo con il centro-sinistra salottiero lo dimostra.

Anche i parlamentari regionali, pronti a strillare ad ogni piè sospinto, si sono chiusi in un inspiegabile mutismo, ad esempio al cospetto delle recenti assunzioni alla Unilav, la partecipata dell’Università di Messina. L’on. Valentina Zafarana, continua a professarsi simbolo della legalità, ma guarda caso sul caso-Unilav tace. E come potrebbe strillare se alla base del suo silenzio c’è un accordo con la corrente universitaria, per via di quelle assunzioni avvenute a ridosso di ben due campagne elettorali?

Assunzioni che hanno premiato, guarda caso, soggetti legati da parentele o affinità con professori universitari, rettore e impiegati.

E Zafarana tace…

Davide Gambale

Redazione

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