Per il terzo appuntamento della rassegna “Il Cortile – Teatro Festival lunedì, alle ore 20.45, andrà in scena lo spettacolo dal titolo “Fidelity Card”, diretto da Roberto Zorn Bonaventura e scritto e interpretato da Nella Tirante e al suo fianco ci sarà anche Gianmarco Arcadipane.
La pièce racconta la storia di un ragazzo, una madre e la loro storia difficile; si tratta di una riflessione sulla disabilità, o meglio “specialità”, sulla fede, sull’accettazione e sul rapporto madre-figlio. D. è un ragazzo speciale: ha problemi motori, è considerato un personaggio bizzarro in paese, conosce tutti ed è conosciuto da tutti. Le sere d’estate D. trascorre il tempo sul balcone di casa sua, affacciato sulla strada principale del paese, semideserta d‘estate: infatti è il “lungomare” il luogo deputato al passeggio estivo, così D. attende chi passa, trova argomenti per intrattenerlo: un saluto e via al prossimo passante.
Osserva da lassù un mondo perfetto che gli sembra irraggiungibile, quel “lungomare” dove tutti vanno la sera, quella vita “normale” che desidererebbe anche per sé. La madre, in camera da letto al piano di sotto, non dorme, è stanca ma non dorme, prega, racconta in modo surreale il suo percorso di fede legato a nascita e malattia del figlio al piano di sopra: attende il Miracolo per lui, come una sorta di premio per la sua “fidelity card”.
Scrive Roberto Zorn Bonaventura nelle note di regia: «Non si può parlare di una realtà così intima e difficile senza conoscerne le conseguenze, i drammi Nel mettere in scena questo lavoro (che innanzi tutto tratta la disabilità), abbiamo cercato un equilibrio, le gioie. Per questo abbiamo lavorato sulla fatica, quella dell’attore, quella che ti porta a restituire allo spettatore una verità e a renderla possibile. Il testo ci ha subito aperto margini di lavoro e di libertà interessanti, mettendo gli attori nelle condizioni di cercare all’interno di esso attitudini personali, lavorando a lungo sul corpo. Con la scenografa abbiamo pensato a una “casetta” che in qualche modo costringesse a stare chiuso, una sorta di gabbia dalla quale sembra difficile uscire, nella quale resti imprigionato con tutte le paure e le convinzioni di una vita. Paure e convinzioni che sono quelle di una madre e di un figlio, un rapporto che in questo spettacolo si spinge oltre la responsabilità di essere genitore, di saper lasciare andare e si spinge oltre la capacità di essere figlio e di crescere, accettando. In tutto questo la fede, che c’è e si sente, ma mai deve essere vuota e fine a se stessa. La fede, il più delle volte, dovremmo averla nella persona che abbiamo davanti, è lì che forse ci aspetta Dio».
Il Festival, di cui è direttore artistico lo stesso Bonaventura con la collaborazione di Giuseppe Giamboi, proseguirà lunedì 6 agosto con una prima assoluta: “Lo scoglio del Mannaro” di e con Simone Corso, collaborazione artistica di Adriana Mangano.
Ancora una volta sulle assi di un palcoscenico corre la vita in tutte le sue sfumature per regalare le più belle emozioni.