È scontro tra Filcams-Cgil e Amministrazione comunale. Il segretario generale della Filcams-Cgil di Messina, Francesco Lucchesi, si è scagliato infatti contro la recente decisione del sindaco Cateno De Luca di estendere il pagamento del servizio mensa nelle scuole anche alle fasce meno abbienti. Nel dettaglio, a breve saranno cancellate le esenzioni relative alla fruizione del servizio di refezione scolastica, che sino alla scorsa Amministrazione erano a beneficio delle fasce di reddito più povere. Infatti, il primo cittadino ha recentemente annunciato di voler estendere il pagamento del servizio in questione a tutta la popolazione messinese, con l’eccezione – così come si legge nella relativa delibera proposta dall’assessore alla Pubblica istruzione Roberto Vincenzo Trimarchi – per le famiglie con almeno tre figli che ne usufruiscono contemporaneamente, nonché per i soggetti disabili. Le famiglie non esenti dovranno invece pagare per ogni singolo pasto un importo che oscilla tra i 50 centesimi e i 3 euro e 50, a seconda della situazione reddituale. Il sindacalista ha bollato tale decisione come scellerata, che sino ad oggi nessuno aveva mai avuto il coraggio di prendere: “Fare pagare tutti, a prescindere dal reddito, è una scelta scellerata mai perpetrata da nessuna precedente amministrazione, neanche durante i vari commissariamenti che Messina ha avuto”, dichiara Lucchesi.
Lucchesi mette in evidenza quanto sia importante un servizio di questo tipo per le molte famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, e che per questo motivo andrebbe garantita la gratuità dello stesso per questa particolare categoria di utenti: “Il servizio di refezione scolastica per la città di Messina rappresenta una sorta di ammortizzatore sociale per tante famiglie e il provvedimento dell’Amministrazione colpisce le fasce più deboli. – prosegue il sindacalista – Se il problema è relativo al recupero del 36% del costo del servizio (la condizione di predissesto del Comune di Messina comporta l’obbligo dell’Amministrazione di recuperare dalle famiglie un importo pari ad almeno tale percentuale, ndr), ci sono vari strumenti per adempiere a questo obbligo senza colpire gli strati sociali più deboli.
Tra l’altro, Lucchesi spiega che una decisione di questo tipo rischia di avere delle conseguenze negative per gli addetti al servizio mensa. In breve, il pagamento dei pasti potrebbe indurre le famiglie un tempo esenti a preparare il pranzo al sacco ai loro figli. Il rischio è una riduzione del numero di pasti prodotti giornalmente, con la conseguenza che le società che gestiscono il servizio potrebbero decidere di realizzare dei tagli al personale: “Se dovessero diminuire i pasti perché alcune famiglie indigenti decideranno di portare i loro figli ‘al ristorante’, così come dichiarato dall’assessore Trimarchi, questo potrebbe portare problemi sul fronte della salvaguardia occupazionale dei lavoratori impiegati nel servizio di refezione scolastica”, spiega il sindacalista, che poi aggiunge: “Inoltre, così facendo si rischia di mettere in difficoltà l’intera impalcatura del bando di gara, rischiando di scaricare i costi di queste scelte politiche sui lavoratori che gestiscono il servizio”.