La polemica innescata dal nostro giornale sulle nomine dei fedelissimi di Cateno De Luca nei Cda delle Partecipate sta creando non pochi imbarazzi al sindaco di Messina.
Il “risparmiatore” (a parole), che denuncia gli sprechi a mezzo Fb, cercando il compiacimento dei suoi “seguaci”, ha appesantito le casse delle società Partecipate aumentando il numero dei consiglieri all’Amam e alla Messinaservizi Bene Comune.
Se la strada scelta da Renato Accorinti era quella dell’austerità, in linea con i dettami del decreto-Madia, con De Luca si intrapresa la strada degli sprechi. Un discorso a parte va fatto sulla competenza di alcuni consiglieri di amministrazione, il caso limite è della ex addetta alle vendite Mariagrazia Interdonato, la quale s’è vista premiata per la sua candidatura con le liste di De Luca ottenendo la carica di consigliere di amministrazione alla Messinaservizi Bene Comune, senza avere competenze specifiche. Giova specificare che la “fedelissima” del sindaco ha sbaragliato il campo rispetto ad una messe di curricula (dicono molto qualificati). Sull’argomento, fa bene il consigliere comunale Salvatore Sorbello a chiedere conto e ragione a De Luca, ma dovrebbe anche andare oltre spedendo la sua interrogazione alla Corte dei Conti. A proposito, i Pentastellati messinesi non hanno nulla da dire sull’argomento?
La società in oggetto aveva un solo amministratore, il professore Beniamino Ginatempo, che percepiva un trattamento economico annuo pari a 36.700 euro lordi. L’esborso adesso sarà triplicato. Lo stesso dicasi per l’Amam dove l’avvocato Francesco Bonanno percepiva grossomodo la stessa somma. Anche in questo caso i costi saranno triplicati. Passando all’Atm, il Cda costava ai messinesi complessivamente 114mila euro annui (42mila per il presidente, 36mila per due i due consiglieri).
Calcoli alla mano, se il sindaco Cateno De Luca, avesse mantenuto fede ai suoi propositi di volere ridurre le partecipate per abbattere i costi, il risparmio sarebbe stato significativo. In buona sostanza, oggi Amam, Messinaservizi e Atm costeranno complessivamente circa 334mila euro per anno.
Se realmente il sindaco avesse voluto risparmiare poteva nominare tre soli amministratori unici che sarebbero costati alla collettività solo 114mila euro. Con un risparmio significativo, quindi, di 220mila euro.