In un intervento effettuato durante l’Assemblea Regionale Siciliana, il vicepresidente della Regione e Assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha rilanciato nuovamente il progetto di aprire una sala da gioco tradizionale in Sicilia. Parlando all’Ars, Armao ha inoltre affermato: “si apre una stagione importante, è necessario un ripensamento complessivo dei rapporti Stato-Regione che punti alla piena applicazione degli articoli dello Statuto che riguardano la nostra autonomia finanziaria, perché oggi la Sicilia incassa meno di quello che prevede lo Statuto”. Tra le iniziative proposte dall’Assessore vi è anche l’apertura di un casinò terrestre che possa contribuire al rilancio turistico della Regione, soprattutto nei periodi di bassa stagione.
È chiaro che alla luce del successo che il gioco d’azzardo sta raccogliendo negli ultimi anni, con un giro d’affari che lo ha confermato come il terzo settore economico più florido nel nostro Paese, alcuni politici stiano seriamente valutando opzioni per utilizzarlo come leva a favore dello sviluppo del territorio.
Difficile dire se il progetto di un casinò terrestre sia un’idea percorribile e soprattutto adeguata a raggiungere gli obiettivi preposti. In Italia, sono solo quattro le sale da gioco autorizzate legalmente ad operare ed è di poche settimane fa la notizia del fallimento del Casinò di Campione, la casa da gioco più grande d’Europa. Se è vero che la raccolta dei giochi è in costante ascesa, un progetto realistico dovrebbe anche considerare come e dove si scommette. Per molti ad esempio, la possibilità di ottenere bonus e giri gratis sui casino online, rende queste opzioni di gioco di gran lunga preferibili alle sale reali, che non sono in grado di garantire vantaggi simili. Considerando la concorrenza dell’online e le difficoltà economiche dei casinò italiani spesso riportate della cronaca nazionale, non è facile immaginare perché e come una casa da gioco in Sicilia dovrebbe invece avere successo.
Armao nel suo intervento non ha indicato una località precisa da designarsi come sede della nuova attività, tuttavia non è difficile ricordare che durante la campagna elettorale della scorsa primavera Berlusconi, nel suo discorso di appoggio a Nello Musumeci, aveva rilanciato ancora una volta la proposta di apertura di un casinò a Taormina. Anche in quella occasione, il gioco era stato visto come un volano in grado di rilanciare il turismo nella Regione, soprattutto in riferimento al turismo di lusso che potesse far tornare l’isola ad antichi splendori. Berlusconi allora aveva utilizzato come esempio vicina isola di Malta, affermando che la grande attrattiva turistica della piccola isola era dovuta proprio alla presenza dei casinò.
Il progetto di lancio di una sala da gioco di Taormina ha spesso raccolto critiche. Una delle questioni principali, sollevata da chi è contrario all’idea, è il rischio di possibili infiltrazioni criminali nell’attività. La più recente relazione della DIA purtroppo ricordava che tra le attività preferite dalle cosche vi è il business dei giochi e delle scommesse non autorizzate. I dati relativi alla raccolta dei giochi legali in Sicilia, vengono spesso utilizzati come conferma del fenomeno. La provincia di Messina può essere presa ad esempio. Se consideriamo che a livello nazionale la spesa pro-capite in gioco d’azzardo è di circa 610€, il fatto che tra i 108 comuni messinesi, solo dieci si collochino sopra questo valore
può essere interpretato come un indicatore di grande virtù dei cittadini oppure come possibile indicatore della preferenza degli abitanti a giocare in attraverso canali non ufficiali.
Per ora le dichiarazioni di intenti di Armao rimangono solo un progetto, vedremo come si concretizzeranno nei prossimi mesi.