“Le Partecipate, se sono rimaste nonostante i proclami di cancellazione di De Luca, possono costare di meno diminuendo i componenti dei loro Cda. Ne basta uno, un amministratore unico e si avrebbe il vero risparmio della politica. Ma comunque ridurne almeno uno, inutile avere più teste e più ‘capi’ che incombono sulle casse del Municipio. La riduzione dei dirigenti è necessaria? Allora perché ha rinnovato un contratto ad una dirigente (dott.ssa Carrara) per 200mila euro che sarà brava ma bisogna capirne le motivazioni. È possibile evitare eventuali contenziosi visto che i manager devono essere portati a dodici”. Così dice Felice Calabrò in conferenza congiunta con Antonella Russo che fa risaltare come qualunque dirigente assunto a tempo indeterminato avrà ragione davanti ad un magistrato.
“Come incidono sul territorio le Circoscrizioni – continua Calabrò – ? Bisognerebbe dare un ruolo rilevante e decisionale cambiando le leggi attraverso un deputato amico dello stesso sindaco, appena insediatosi all’Ars. Se si vogliono eliminare i Consigli di quartiere si deve provvedere a monte oppure li facciamo interagire maggiormente con la gestione del Palazzo”.
“Esiste normativa che sottolinea come una partecipata – avverte la Russo – possa essere governata da un singolo responsabile, a meno che non ci sia l’esigenza di avere più componenti del Cda ma per l’ArisME non vedo questa esigenza. Un altro elemento di preoccupazione è la strategia di rimodulazione del piano di riequilibrio. De Luca parla di 500 delibere ed in effetti ci vuole riconoscimenti di debiti fuori bilancio, rendiconti, creditori al di fuori del previsionale come ci presentiamo davanti alla Corte dei conti senza consuntivo 2017 votato. Avevo redarguito tante volte Accorinti perché non ha mai esplicitato come voleva svolgere le transazioni con i creditori. Tutto questo è propedeutico al piano di riequilibrio. I voti vanno motivati. C’è una sentenza della Corte dei conti che dice nel caso si voglia transigere con creditori si presume che si voglia procedere in maniera rateale, noi pensiamo in tre esercizi. Arrivare alla decurtazione del 50% è impossibile. Dovremmo chiamare uno per uno in 15 giorni ed inserire ogni credito dovuto come delibera di riconoscimento del debito fuori bilancio. Il sindaco si presenterà al pagamento solo su sentenza e chiederà l’abbattimento del 50% ma dovrà spiegarci come. Noi abbiamo visto il segno di vittoria uscendo dal Ministero ma non ha avuto interlocuzione politica. Dire ci hanno detto che dobbiamo vederla con la Corte dei Conti. Perché non facciamo richiesta urgente alla Corte per l’inserimento dei debiti successivi con parere preventivo? I giudici decidono con sentenze, non so incontrano per un caffè ed un appuntamento. Dobbiamo stare attenti a non annullare transazioni già fatte. Un altro aspetto che incide sul piano di riequilibrio. Qualcuno poteva far notare che partecipiamo a manifestazione sindacale ma abbiamo votato emendamenti a favore. Noi abbiamo precisato di voler salvaguardia del livello occupazionale. Prima di ogni trasformazione di società o in spa, abbiamo detto di voler visionare piani finanziari asseverati per verificare fattibilità dell’operazione. Questa bocciatura del piano industriale della MessinaServizi sembra derivare dalla presenza di Iacomelli che tutti vogliono defenestrare. Il dissesto non è una chance o una opzione per pararsi da altre situazioni ma è condizione oggettiva. Non avremmo dovuto chiedere le carte?
Calabrò riprende: “O ci industriamo visto che abbiamo chiesto il dovuto il 15 ottobre oppure l’amministrazione si ritroverà due soggetti che faranno opposizione per l’interesse della città. Tutti devono essere coinvolti nel progetto Salva Messina per il risanamento economico. Stasera cominciano i tavoli tematici a cui dovrebbero partecipare i rappresentanti del Consiglio come avrebbero dovuto partecipare persino a Roma. Era di una logica banale ma nessuno ci ha domandato nulla. La legge 114 del Tuel ci parla di una istituzione dei servizi sociali per garantirli. A Messina abbiamo una esigenza di regolamentare un settore dove c’è stato ingerenza della politica. É stato spostato l’obiettivo sui lavoratori – operatori e non sull’utenza”.
“Abbiamo elementi preoccupanti perché la nuova Agenzia per i servizi sociali non tutela, ci sembra un ente economico a cui occorre una struttura manageriale. Cosa sta cambiando allora? Già lo sta facendo la cugina ArisME. Il passaggio del personale è un problema enorme per via di bacini clientelari. Non abbiamo atti ufficiali. Nell’art. 37 si recita “in maniera di appalti”non si può portare avanti questo discorso. I servizi sociali sono più vari, abbiamo vincoli specifici con la Comunità europea. Quando andiamo ad internalizzare ci saranno costi aggiuntivi per esempio i pulmini per il trasporto disabili a scuola. Quando finiranno i fondi extracomunali che succederà?”.
Il quadro è cambiato solo con i servizi sociali perché il lacrime e sangue era connesso a questo e pretendeva la riduzione del 50%. Aumentiamo sulla lotta all’evasione, per l’Atm dobbiamo vedere il famoso allineamento dei debiti, già fatta richiesta scritta. Per i servizi sociali faccio l’esempio del Don Orione che è fuori dal ragionamento. Ho talmente chiaro il tema che lo sbandieravo nel 2013. L’istituzione dei servizi sociali potrebbe non essere lo strumento giusto perché non riuscirebbe a comprendere tutto il personale. Ci vuole la mappatura dei bisogni e definire a ritroso quante unità di lavoro servono perché altrimenti si farà il gioco delle cooperative”.
I due consiglieri hanno votato in maniera responsabile il Salva Messina per scongiurare il dissesto, l’internalizzazione ma vogliono vedere le carte, un piano economico. Chiedono la certificazione del Ragioniere Generale attestante la consistenza dei debiti fuori bilancio e della situazione debitoria dell’ente al 31 ottobre, relazione delle Partecipate della posizione debitoria e resoconto specifico dell’Atm.