“Stop alle Partecipate sono il bancomat della Politica. Le chiuderà tutte e farò una Multiservizi”. Cateno De Luca la frase l’ha ripetuta come un mantra durante l’aspra campagna elettorale che l’ha portato a vincere le elezioni. Una volta eletto, però, il sindaco ha ricalcato fedelmente le orme della “vecchia” politica: non solo ha rinunciato agli amministratori unici delle Partecipate esistenti, incrementando i consiglieri di amministrazione, e quindi i costi, ma già ha messo in piedi due nuove società ad esclusiva partecipazione comunale.
Dopo l’Arismé, ecco arrivare la Messina Social City, mentre in fieri ci sono altre due partecipate: ovvero l’Agenzia per il Patrimonio comunale e l’Agenzia della Viabilità. Il tutto con la complicità, o se volete la compiacenza del Consiglio comunale. Forse il peggiore di sempre. Fatto qualche distinguo con la pattuglia dei Cinquestelle e i “dissidenti” del Pd. Il resto dell’Aula è decisamente “prona” ai desiderata del sindaco Cateno De Luca.
Il primo cittadino con l’aumento delle Partecipate sta comunque pagando le cambiali in bianco sottoscritte in campagna elettorale, prima con Gianpiero D’Alia e poi con Beppe Picciolo al ballottaggio. Entrambi sono stati risarciti con posti di sottogoverno con parenti e amici che sono stati collocati fra Cda e Collegi dei Revisori dei Conti.
Ma De Luca deve pagare ancora qualche debituccio politico e soprattutto mettere a tacere qualche mugugno all’interno del suo gruppo. Prossime quindi le nomine per i tre del Cda della “Messina Social City” (si occuperà dei Servizi sociali), e altrettante per il Collegio dei Revisori.
E dire che voleva tagliare le Partecipate perché per sua stessa ammissione sono il bancomat della politica. De Luca questo la sa bene e, nemmeno lui, vuole rinunciare alla “macchinetta magica” che gli consentirà di distribuire le cosiddette prebende. Alla faccia della coerenza. E soprattutto dei messinesi che avevano creduto nella svolta epocale. Cateno De Luca, insomma, è un novello “Gattopardo”.