Non finiscono di stupire i grillini. Non si tratta, tuttavia, di uno stupore positivo ma di una sensazione di sconforto e di seria preoccupazione. Si appellano al popolo, al loro popolo, al quale chiedono di esprimersi sul caso “Diciotti”. Chi scrive ritiene legittima ogni opinione, ma per avere una opinione bisogna avere competenze. Obiettivamente, al netto di pregiudizi elitari, non sembra che ” il popolo” possieda competenze giuridiche o scientifiche. In una democrazia parlamentare si riconosce agli eletti il dovere di decidere e di assumersi le responsabilità che il ruolo comporta.
La decisione “pilatesca” di decidere facendo decidere chi ha solo ed esclusivamente una competenza “umorale”, è non solo singolare ma mette in evidenza l’ignavia di una classe dirigente ( eufemismo) incapace di assumersi le proprie responsabilità.
La singolarità di tale atteggiamento mette in luce, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno: 1) pochezza culturale e giuridica, 2) assoluta mancanza di cultura istituzionale, e ancora più grave, 3) incapacità di assumere decisioni. Si assiste ad una delegittimazione del ruolo dell’eletto e delle istituzioni, ad un circo basato sui social (piattaforma Rousseau) facile da manipolare. A tal proposito si riporta quanto scritto da Biondo e Canestrari (pag. 42-43) in “Super Nova”, libro scritto nel 2018. Gli Autori hanno fatto parte della macchina organizzativa e propagandista della Casaleggio che gestisce la “famigerata piattaforma Rousseau”.
“Come funzioni la piattaforma Rousseau, quali siano i livelli di accesso e sicurezza, come avvenga il conteggio dei voti, quali siano considerati validi, chi può votare. Tutto ciò è deciso negli uffici di Milano. A Milano si decide quali liste certificare; a Milano si decide chi, tra gli iscritti, ha diritto di voto… a Milano si conosce chi vota e come, anche tra i parlamentari che utilizzano il voto”. Esempio esemplificativo della famigerata democrazia diretta o della popolocrazia propagandata dal Vangelo grillino!
Qualcuno ha detto che la storia forse non insegna molto, ma tuttavia fa ricordare. Ci pare opportuno allora ricordare gli spettacoli circensi che gli imperatori romani organizzavano per la plebe. A volte si rivolgevano alla plebe perché decidesse della vita o della morte del gladiatore. Era plebe non era un popolo.