Intrecciava mimose e ramoscelli d’ulivo per l’ 8 marzo, sognava una vita felice ed invece è stata uccisa dal compagno. Nessuno può dimenticare il sorriso e la dolcezza di Alessandra Musarra, la ventinovenne uccisa nella sua abitazione di Messina. In carcere il fidanzato Cristian Ioppolo. Un fatto di cronaca ancor più struggente perché avvenuto a ridosso della festa della donna. Ma la sua città era tutta lì, in Cattedrale, per darle l’ultimo saluto e per accompagnarla nell’ultimo viaggio, forse in un mondo più giusto. Una bara al centro, tanti fiori ed un portafoto con l’immagine sorridente e spensierata di Alessandra, accanto una rosa rossa. c’è anche una dedica che si conclude con la frase “chi vive nel nostro cuore non morirà mai”.
Presenti anche il vice sindaco Salvatore Mondello in rappresentanza dell’Amministrazione comunale e il prefetto Maria Carmela Librizzi. Intorno tanto dolore, espressioni perse nel vuoto e lacrime a fiumi per una vita spezzata nel modo più efferato e, ancor peggio, a causa di una mano apparentemente amica che si è rivelata assassina.
Tanta la gente comune che ha voluto salutare per l’ultima volta Alessandra, uccisa da una mano crudele. Una presenza discreta con molti giovani, tutti riuniti per dire “Basta”, com’è stato scritto negli striscioni del corteo organizzato la sera dell’8 marzo. Una lenta processione accanto la bara, su cui si sono poggiati per quasi tutta la funzione i familiari (straziati e affranti), i parenti, ma anche tanti ragazzi che magari non conoscevano Alessandra, ma che hanno voluto simbolicamente accarezzarla e circondarla di affetto.
Al termine della funzione in lacrime ha parlato brevemente il padre di Alessandra: “Perdonami per non averti salvato per chi ti ha tolto la vita”. Il rito funebre è stato officiato da mons.Giuseppe La Speme: “Ci stringiamo fraternamente a mamma, papà e parenti di tutti di Alessandra per esprimere il nostro calore umano e fraterno, la nostra vicinanza e compassione per questo particolare momento di dolore ancora increduli per la morte improvvisa di Alessandra”, ha detto nell’omelia, “lo facciamo con questo silenzio che si percepisce nonostante la numerosa presenza”. L’uscita del feretro è stato salutata da un interminabile applauso e da un volo di palloncini rosa.
Gelosia-omicida. Il delitto sarebbe avvenuto per motivi di gelosia, esasperati da problemi economici che avevano compromesso la stabilità della coppia. L’omicidio si è consumato nella tarda serata di giovedì, quando la donna sarebbe stata colpita ripetutamente fino a morire.
La telefonata alla sala operativa della polizia è arrivata alle 8.28 di venerdì, quando il “118” ha informato gli operatori del rinvenimento del corpo della donna in un appartamento di contrada Campolino, a Santa Lucia sopra Contesse. Le indagini si concentrano subito sul compagno, che inizialmente nega ogni responsabilità, addossando le colpe all’ex ragazzo della vittima (la loro storia era finita sei anni fa), la cui estraneità ai fatti viene immediatamente accertata dagli inquirenti.
Fra i dettagli emersi, il tentativo del ragazzo di depistare le indagini inviando dal cellulare di Alessandra un Sms al padre di Alessandra: “Papà aiutami. Il mio ex ragazzo si trova qui, mi tiene ferma e mi impedisce di aprire la porta”, è grossomodo il contenuto del messaggio. Intanto ancora del cellulare di Alessandra, di cui Cristian si sarebbe disfatto poco dopo l’invio del messaggio, nessuna traccia. Anche perché il ragazzo, in una prima fase disponibile al racconto sia pur frammentario, sta facendo scena muta davanti agli inquirenti.
Sempre secondo le prime ricostruzioni, una volta uccisa la ragazza, Cristian avrebbe subito tolto i vestiti sporchi di sangue. In mattinata, sarebbe poi tornato nell’abitazione della fidanzata, dove nel frattempo erano sopraggiunti il padre e il fratello, che sono riusciti ad accedere all’interno della stanza dalla finestra, trovando Alessandra riversa per terra e senza vita.