“Il Presidente della Regione e l’Assessorato competente hanno il dovere d’intervenire prima che sia troppo tardi”. A renderlo noto è il fronte sindacale venutosi a costituire a seguito della crisi insorta all’interno della Jonica Trasporti e Turismo, l’azienda di trasporto privato e pubblico (la società è controllata al 51% da Azienda Trasporti Sicilia, AST) che occupa attualmente 18 unità lavorative e che provvede all’erogazione di un importante servizio di pubblico interesse nel Messinese. In particolare, a detta di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Faisa Cisal, Fast Confsal, Orsa e Ugl la crisi aziendale avrebbe preso avvio in concomitanza con l’inizio di un’inchiesta giudiziaria a carico di un socio privato di minoranza dell’azienda, in quanto da quel momento sarebbero iniziate delle complicazioni di natura burocratica che stanno mettendo in seria discussione la stabilità di una realtà produttiva che precedentemente funzionava.
“In sede d’incontro con le organizzazioni sindacali tenutosi venerdì scorso, – spiega il fronte sindacale – la Jonica Trasporti e Turismo ha denunciato la precaria e gravissima condizione societaria che determinerebbe il venir meno della continuità della stessa società, con la necessità di salvaguardare sia le 18 unità lavorative che l’espletamento del pubblico servizio”. Sembra che le difficoltà denunciate dall’azienda in crisi, costretta a pagare solo acconti degli stipendi dovuti ai dipendenti, coincidano con l’inchiesta giudiziaria dove compare il nome di un socio di minoranza ma che non ha nulla a che vedere col servizio espletato. L’azienda denuncia infatti ritardi nel rilascio del certificato antimafia e di conseguenza si mettono in discussione l’erogazione dei corrispettivi regionali, l’accesso ai finanziamenti per l’acquisto di nuovi bus e si rischia la revoca della concessione delle linee che scade a dicembre. Intanto il socio di maggioranza AST aveva espresso la volontà di procedere alla dismissione della partecipazione nella Jonica Trasporti & Turismo, indicendo lo scorso 22 gennaio un’asta pubblica per la cessione della quota di partecipazione pari al 51% del capitale sociale, asta che però è andata deserta.
“Riteniamo – proseguono le organizzazioni sindacali – che vicende estranee al ciclo produttivo non debbano ricadere sui lavoratori che oltre a doversi accontentare, giocoforza, di acconti dello stipendio, rischiano di arricchire la long-list dei disoccupati siciliani. Le procedure obbligatorie di conciliazione e raffreddamento della vertenza si sono concluse con esito negativo, le fasi successive si terranno alla presenza del Prefetto di Messina. Rivendichiamo l’attivazione di tavoli istituzionali capaci di individuare soluzioni credibili che non possono prescindere dal coinvolgimento dei livelli regionali. La politica regionale non può assumere il ruolo di spettatore passivo mentre si consuma il dramma di 18 famiglie e si annuncia il fallimento di un’azienda che espleta un servizio pubblico”.