Nello scenario postmoderno in cui siamo stati scaraventati ormai da diversi decenni, riflettere sulla politica esige, sempre di più, che si ragioni con attenzione sull’immaginario e sul linguaggio.
Quanto da settimane Lega e Movimento 5Stelle, il famigerato “governo del cambiamento”, ci stanno offrendo supera la possibilità di qualunque riflessione o comprensione sia dell’onirico, sia della parola. È innegabile che ambedue i movimenti sono privi di storia politica, valori e visione. Se per incanto scomparissero Twitter, Facebook e Istangram, il cosiddetto “capitano” e il “telecomandato cittadino della piattaforma Rousseau, mostrerebbero evidenti deficit comunicativi, ma soprattutto paleserebbero limiti di pensiero. In previsione di ciò ambedue si sono avvicinati alla danza ed in particolare al valzer.
Alcuni analisti hanno parlato addirittura di una strategia comune tra il Carroccio e i cinquestelle, considerando quindi i pentastellati a tutti gli effetti come una formazione di destra. D’altronde, i voti in parlamento sulle proposte securitarie e sull’immigrazione, non lascerebbero dubbi. Contemporaneamente, però, altri analisti hanno definito gli ultimi due mesi (dopo le batoste elettorali) come una fase di “ritorno a sinistra” del MoVimento.
Allo stesso modo la Lega ha approvato leggi assistenziali (decreto dignità e reddito di cittadinanza) e un decreto giustizialista (spazzacorrotti) che farebbero impallidire Marx e Gramsci. Un passo a destra e due a sinistra: come un valzer! Gli elettori, si spera, avranno colto che più di un governo, sembra una riproposizione male riuscita di “Ballando sotto le stelle”.
Forse ci siamo illusi che i nostri governanti avessero letto “La politica come professione” di Max Weber. Chi scrive non ha dubbi che tale testo non è conosciuto a Di Maio e Salvini, tuttavia, sperava che almeno una riflessione del grande pensatore politico fosse da loro conosciuta: “la politica non è un mestiere alla portata di tutti”.