In un articolo recente dedicato ad Antonella Bonaffini, il critico d’arte Federica Pasini, parlò di gemellaggio poetico tra la Messinese ed Alda Merini. Da tempo, i dipinti di questa giovane donna hanno attirato l’attenzione della critica, collocandola tra gli artisti contemporanei più meritevoli. Il suo è un dipingere che sembra non stancare, intimo, semplice ma mai banale, che da anni pare unificare il suo pubblico. E noi, in occasione del suo compleanno, abbiamo voluto intervistarla. La casa che ci accoglie è maestosa, un’autentica dimora siciliana che profuma di arte, forse persino di poesia. In quella casa, il tempo sembra essersi fermato e racchiudere qualcosa di magico. Sono un centinaio i dipinti appesi alle pareti e tutti riportano la firma della bellissima donna che mi siede di fronte. Il colore fa da padrone in quella casa, e dagli occhi di Antonella, trasuda tutta la sua straordinaria passione. Noto subito nel guardarla, un velo di malinconia che ritrovo in molte delle opere che ho visto e che adesso mi circondano, ma nel suo sguardo c’è qualcosa di molto particolare, qualcosa che cattura, un’espressione fiera, ferma, un’espressione che pur rimanendo dolce, sprigiona smisurata forza.
Antonella i giornali l’hanno definita un purosangue ed in effetti, a starle dietro si rischia davvero di perdersi qualcosa.
Io dormo cinque ore a notte, per il resto scrivo, penso, dipingo. La vita è un soffio, un alito di vento e sprecare il tempo non serve. L’impressione che forse trapela è di aver di fronte una persona che lo rincorre questo tempo, ed invece, in tutto quello che faccio sono sempre molto riflessiva.
Quarantacinque anni sono una tappa importante. Se le chiedessi cosa ha in serbo il futuro per lei cosa risponderebbe?
Vede, io credo molto nel destino ma anche nella capacità di ognuno di poterlo confutare. Non è il futuro ad aver in serbo per noi qualcosa, siamo noi che respiriamo per poterlo semplicemente disegnare. Sono certissima che quando tocchiamo questo mondo, ci sia per tutti qualcosa di già definito, di contro, credo che qualcuno ci abbia messo nella condizione di vivere questo passaggio per mettere alla prova le nostre potenzialità. Si può star fermi o decidere di partecipare a questa vita. Io ho voluto partecipare.
Il suo successo per molti è legato alla capacità di far arrivare il suo sentire. Che anello lega il successo poetico a quello artistico?
Non ci sono anelli, sono soltanto due facce della stessa medaglia. La poesia è il modo più naturale per dar voce a tutto quello che ho dentro. Sono una persona complessa ma sono una persona pulita e soprattutto sincera. Da me le sorprese non arriveranno mai. Scrivo per reagire al grigiore che troppo spesso ci circonda e quando parlo di grigiore, parlo ovviamente di sentimenti, di rapporti umani. Poetare è un modo tutto mio per non sentirmi sola, non a caso scrivo quando avrei bisogno forse di un abbraccio. La pittura, oggi dico che è vita, che è colore, la pittura è la parte più nascosta di me che decide di urlare, di urlare a gran voce. Io sono semplicemente quel che scrivo, e quel che scrivo, è esattamente la traduzione più intima di ciò che dipingo. Non a caso, in molte opere raffiguro una strada, dove una piccola bambina vestita di bianco fa da Cicerone ad una figura più adulta. Quella bambina, credo non abbia mai smesso di tenermi per mano. E probabilmente lo farà sino alla fine dei miei giorni.
Il tema della morte riaffiora in molti dei suoi scritti. Lei ha un rapporto molto singolare con Dio. Ce ne vuole parlare?
Io sono credente, e chi come me crede, non può aver paura della morte. Dio mi è stato vicino nei momenti peggiori. Credo di dovergli davvero tanto. Non mi sono mai presa meriti che non fossero i miei. Il mio solo merito è quello di vivere, di dar voce a quello che ho sempre considerato una splendido dono : la vita. Se mi dovesse accadere qualcosa, soffrirò nel dare dolore alle persone che mi sono vicine ma da quando sono nata, è come se vivessi nell’attesa di quella che sarà una ricongiunzione naturale e devo dire che sono abbastanza preparata. Sono molto serena nel parlare della morte.
Lei è una persona molto attenta al prossimo ma sappiamo che vieta ai suoi collaboratori qualsiasi iniziativa che metta in luce il suo operare. Perché?
Io credo che il bene non richieda spettacolarizzazione. Il silenzio è la voce più dignitosa che bisognerebbe imparare a riconoscere a certi accadimenti, sovente anche alla parola. Aiutare chi è in difficoltà dovrebbe essere una cosa del tutto naturale.
Nei suoi dipinti raffigura spesso quella bambina accanto ad una figura più adulta. La piccola è sempre davanti, come se fosse lei ad indicare la strada. Ci parli di lei.
Ho sempre avuto una gran fretta di crescere, tempestavo mio padre di domande. Volevo sapere perché esisteva il sole, se il cielo che guardavo aveva un confine. Io ho ricevuto un’educazione molto rigida ma anche piena di amore. Ho studiato in un istituto religioso, femminile e che prevedeva una divisa. Quella divisa, per anni è stata una soffocante muta, a cui ovviamente ho cercato di ribellarmi, ma oggi ai miei genitori sento di dover dire soltanto grazie.
Lavora per uno dei più grandi gruppi bancari del nostro paese. Come si concilia quel tipo di lavoro, con una sensibilità cosi profonda come la sua?
Bella domanda. Credo che anche sul lavoro questa estrema sensibilità alla fine mi abbia sempre dato dei vantaggi. Essere se stessi non crea stratificazioni a nessun livello. Il mio lavoro mi piace, mi da la possibilità di rimaner sempre con i piedi ben piantati in terra, di misurarmi con i disagi della gente. E dalla gente in difficoltà, da chi si confronta senza indossare maschere, che si riesce ad imparare qualcosa. Io ricevo lezioni di vita ogni giorno.
Lei è una persona che rimane un po’ fuori dal coro. Crede sia questo uno dei motivi che oggi l’hanno resa un’artista ma anche una donna molto stimata da quanti l’hanno conosciuta o che la seguono?
Sarò molto sincera. Il tempo in cui viviamo sento non potermi assolutamente appartenere. Spesso ho impressione che l’uomo abbia rinunciato ad ascoltarsi, che viva meccanicamente, trascinandosi per inerzia. Io non esco fuori dal coro, mi dissocio semplicemente da tutto ciò che non rispecchia il mio modo di essere e di sentire e lo faccio con assoluta convinzione. Potrei dare la mia stessa vita per chi gravita nella mia sfera affettiva, ma di contro, se pongo una persona fuori, difficilmente si potrà rimediare. Ho dei parametri esistenziali molto personali ma in generale, non ho stima per chi si accontenta, per chi si piange addosso. Se dalla vita ho imparato una cosa è quella di non assuefarsi alle circostanze, pertanto quando ciò accade, mi metto in un angolo ed all’occorrenza prendo le distanze.
Antonella, se lei dovesse dipingere un quadro che la identificasse, cosa dipingerebbe?
Una donna dinanzi ad una grande finestra bianca aperta, una mare cristallino, e mille coloratissimi fiori sul davanzale.