Stando a quanto riportato dall’edizione online dell’enciclopedia Treccani, “l’art. 38 della l. 142/1990 attribuisce al sindaco, quale ufficiale del governo, il potere di adottare con motivata ordinanza provvedimenti contingibili e urgenti in materia di sanità, igiene, edilizia e polizia locale al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minaccino l’incolumità dei cittadini”. Insomma, le ordinanze sindacali sono uno degli strumenti messi a disposizione delle amministrazioni comunali per poter intervenire immediatamente in determinati campi, tra i quali anche quello igienico-sanitario, affinché possano essere eliminati pericoli attuali e potenziali che possano minacciare l’incolumità dei cittadini. Non dovrebbe sorprendere pertanto che durante l’emergenza coronavirus le amministrazioni comunali abbiano usato con maggiore frequenza questo strumento.
Ma di quanto è aumentato effettivamente l’uso delle ordinanze sindacali? Per rispondere a questa domanda, si è deciso di analizzare l’ammontare di ordinanze emanate dai sindaci dei nove capoluoghi di provincia siciliana. In particolare, sono state analizzate le ordinanze sindacali emanate tra il 24 febbraio, cioè il giorno precedente alla registrazione del primo caso in Sicilia, e il 20 aprile. Più nel dettaglio, le ordinanze sindacali sono state raggruppate in due categorie: una comprende le ordinanze sindacali che non hanno nulla a che fare con la crisi sanitaria in corso, l’altra include quelle ordinanze emanate dai sindaci per affrontare, direttamente o indirettamente, l’emergenza coronavirus. In quest’ultimo gruppo sono state inserite tutte quelle ordinanze sindacali che contenevano nell’oggetto o nel contenuto delle stesse la parola chiave “coronavirus” o “covid”.
Come si può notare dalla figura sopra, il maggior numero di ordinanze sindacali è stato emanato a Messina (79 in totale). Viceversa, a Ragusa sarebbe stato emanato il minor ammontare di ordinanze sindacali (5). In quest’ultimo caso viene usato il condizionale perché, sulla base delle ricerche effettuate, parrebbe che l’amministrazione ragusana non abbia pubblicato online tutte le ordinanze sindacali, che sembrerebbero essere tantissime sulla base della numerazione associata ad esse, forse più di cento. In ogni caso, con riferimento alle restanti città, ad Agrigento sono state emanate complessivamente 14 ordinanze, a Siracusa 15, ad Enna e Palermo 19, a Caltanissetta 21, a Catania 25 e a Trapani 36. Più nel dettaglio, la città nella quale sono state emanate più ordinanze sindacali legate al coronavirus è nuovamente quella di Messina (37), seguita nell’ordine dai comuni di Caltanissetta (16), Siracusa (12), Trapani (11), Catania ed Enna (6), Agrigento (4), Ragusa (2) e Palermo (0). L’inusuale risultato di Palermo può essere giustificato dal fatto che il sindaco Leoluca Orlando possa essersi avvalso di altri atti amministrativi per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
Da quanto sinora detto, non c’è dubbio che il sindaco di Messina abbia emanato in termini assoluti il maggior numero di ordinanze, sia totali che legate al covid. Ma è possibile dire altrettanto per quel che concerne, per così dire, l’aumento della produttività di ordinanze sindacali per via della crisi sanitaria in corso? Banalmente, si può affermare che l’ammontare totale di ordinanze sindacali che sarebbero state emanate se l’emergenza coronavirus non fosse mai iniziata è data dal numero di ordinanze sindacali che non hanno nulla a che fare con l’attuale crisi sanitaria (le colonne blu del grafico sopra per intenderci). Combinando questo semplice dato con il numero totale di ordinanze effettivamente emanate dai primi cittadini (colonne blu + colonne arancioni), è possibile ottenere pertanto l’aumento percentuale di questa sorta di produttività di ordinanze sindacali per via dell’emergenza covid:
Osservando la tabella si può notare che l’incremento percentuale più elevato si è registrato a Siracusa, dove c’è stato un aumento delle ordinanze sindacali del 400%. Seguono poi nell’ordine Caltanissetta (320%), Messina (88%), Ragusa (67%), Enna (46%), Trapani (44%), Agrigento (40%), Catania (32%) e Palermo (0%).