Webinar su Ponte sullo Stretto: un'occasione per rilanciare il paese stremato dal covid?

Paolo Mustica

Webinar su Ponte sullo Stretto: un'occasione per rilanciare il paese stremato dal covid?

venerdì 19 Giugno 2020 - 10:22

Nelle ultime settimane si è tornato a parlare con sempre maggiore insistenza, soprattutto a livello nazionale, di un tema di cui si discute da diversi decenni, quello del ponte sullo Stretto, la cui realizzazione implicherebbe, a detta dei suoi sostenitori, un rilancio del sud Italia e, dunque, dell’intero paese. Rilancio divenuto ancor più importante in occasione della pandemia da coronavirus, che ha avuto e avrà delle forti ripercussioni economiche negative anche in Italia. Ed è proprio quello del rilancio dell’Italia il filo conduttore che collega due tematiche apparentemente sconnesse, appunto quella del ponte sullo Stretto e quella del covid, che sono state ampiamente trattate nella videoconferenza organizzata dall’associazione studentesca “Athena”, che si è tenuta nel pomeriggio di ieri sulla pagina Facebook “Associazione Athena Messina”.

Relatori dell’incontro, chiamato “Ponte sullo Stretto: scenari post Covid-19”, sono stati il professor Enzo Siviero, rettore dell’università Ecampus, il professor Michele Limosani, direttore del dipartimento di Economia dell’Ateneo peloritano, il professor Giuseppe Muscolino, docente presso il dipartimento di Ingegneria dell’Università di Messina che, tra le altre cose, ha fatto parte del Comitato scientifico che venne costituito per il ponte, l’avvocato Fernando Rizzo, presidente di Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno e l’ingegner Giovanni Mollica, ex consulente di Eurolink, la società che vinse il bando per realizzare il ponte.

Ad aprire i lavori è stato il professor Limosani che, a partire dal concetto di produttività, inteso come la quantità di beni e servizi prodotti ogni ora lavorata, ha evidenziato le ripercussioni economiche positive che il ponte sullo Stretto potrebbe avere nel Mezzogiorno. In sintesi, il professor Limosani ha spiegato che nel Mezzogiorno sono presenti elevate sacche di bassa produttività, che generano pertanto poca ricchezza, determinate perlopiù dal settore pubblico e dalle pmi del settore manifatturiero, e che pertanto obiettivo dei governi dovrebbe essere quello di attrarre imprese che operano in settori ad elevata produttività, che risiedono all’estero e operano nei mercati internazionali: “A tal fine è necessario avere un’Europa connessa, – ha affermato il professor Limosani al termine del suo intervento – non può esistere una regione dell’Europa, come la Sicilia, che con oltre 5 milioni di abitanti è sconnessa dall’Europa. Tra l’altro, in questo momento storico non c’è un problema di risorse economiche, in quanto il costo dell’indebitamento, grazie alle politiche europee aventi il fine di contrastare il covid, è pressoché nullo. Se non ora quando dobbiamo realizzare tale opera?”.

Dopodiché è stata la volta dell’avvocato Rizzo, che ha riassunto per tappe la strada che ha portato alla stesura del progetto del ponte sullo Stretto. Riassumendo, Rizzo ha spiegato che si è iniziato a parlare ufficialmente di ponte sullo Stretto a partire dagli anni ’70, e in particolare nel 1971, anno in cui venne approvata la legge 1158/71, con la quale per la prima volta venne messo nero su bianco che quello della continuità territoriale tra la Sicilia e il resto del paese è un tema di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’Italia intera. A tal fine, venne istituita una concessionaria, la società Stretto di Messina che, tra le altre cose, aveva il compito di valutare il progetto più opportuno, che venne individuato soltanto nel 2006, quando, dopo che il governo istituì un apposito bando, affidò la realizzazione del progetto al gruppo Eurolink. Di lì in avanti la realizzazione del ponte subì dei rallentamenti, in quanto venne più volte osteggiata, anche e soprattutto per questioni di natura ideologica. Nel 2011, nel bel mezzo della tempesta causata dalla crisi del debito sovrano europeo, che aveva portato a un vertiginoso innalzamento dello spread italiano, il governo Monti decise, al fine di contenere la spesa pubblica, di sacrificare il ponte sullo Stretto, sospendendone la realizzazione. Pertanto, il miliardo e mezzo di euro circa che era già stato stanziato per la realizzazione di quest’opera venne destinato a un’infrastruttura genovese, la tav Genova-Milano: “Il progetto però non è stato cancellato, – sottolinea Rizzo – ma soltanto definanziato. Quello della continuità territoriale era ed ancora un aspetto fondamentale per lo sviluppo del paese, in quanto riconosciuto dalla legge, e questo momento storico è il momento opportuno per rimettere nell’ordine del giorno tale opera”.

Il professor Muscolino ha invece raccontato la sua esperienza all’interno dell’allora Comitato scientifico che venne realizzato per il ponte, il cui obiettivo era quello di validare il progetto definitivo. Tra i vari problemi che vennero affrontati durante la discussione del progetto vi è anche quello del luogo comune secondo cui il ponte non potrebbe essere realizzato perché ubicato in una zona ad elevato rischio sismico, quale quella dello Stretto di Messina. In realtà, il professor Muscolino ha spiegato che il ponte è una struttura molto flessibile, che pertanto consente di resistere anche a un terremoto. Relativamente poi al rischio legato al verificarsi di uno tsunami, ciò non sarebbe un problema, in quanto il ponte progettato era sufficientemente alto per evitare che lo stesso fosse direttamente colpito dall’onda anomala. Insomma, niente di irrisolvibile sotto il profilo tecnico, ma anche economico. Infatti, il professor Muscolino ha sottolineato che il costo stimato della struttura oscillava tra i 3 miliardi e gli 8 miliardi di euro: “Si tratta di un costo tutto sommato contenuto se raffrontato a quello di altre opere pubbliche più note, quali la tav Torino-Lione”, ha spiegato il professore.

Ospite d’eccezione dell’incontro è stato il rettore dell’Università telematica Ecampus, il professor Siviero, che ha discusso delle motivazioni sostanziali che hanno portato alla mancata realizzazione del ponte. Il rettore ha evidenziato che il ponte non è stato realizzato soprattutto per ragioni di tipo politico, e in particolare per via di una mancanza di visione della classe politica italiana che, tormentata dalle dispute all’interno delle coalizioni che la compongono, non ha avuto abbastanza coraggio di realizzare l’opera, accontentandosi piuttosto di compromessi al ribasso che di fatto ne hanno arenato la realizzazione: “Avevamo un consenso trasversale e solo per via di qualche veto incrociato non è stata realizzata. La maggior parte dei soggetti che si sono messi di traverso non sa nulla dei vantaggi che Messina avrebbe potuto avere dalla realizzazione di quest’opera. Abbiamo perso un’occasione strepitosa. Adesso però abbiamo anche i soldi per realizzarla: vogliamo finalmente far vedere che siamo italiani e non italioti? La politica cominci a guardare in avanti: con il ponte la Sicilia diverrebbe il baricentro di tre continenti”.

Infine, l’ingegner Mollica, ex consulente di Eurolink, ha sottolineato quanto quest’opera sia divenuta importante anche sotto il profilo geopolitico, in quanto consentirebbe di allontanare dalla sfera di influenza russa quella parte di merci che transitano dai Balcani per arrivare nell’Europa orientale: “La mancata realizzazione del ponte ha spostato il percorso del transito delle merci dall’Italia ai Balcani, che si conclude nell’est Europa, parte della quale è sotto la sfera di influenza russa. Ciò ha spaventato i paesi dell’Europa centrale, e in particolare Francia e Germania. Il ponte eviterebbe invece uno scenario del genere. Inoltre, i porti del Mediterraneo stanno crescendo, e pertanto è una follia non sfruttare questa opportunità. L’italia non conta nulla e può contare solo se riacquista il suo ruolo nel Mediterraneo, mirando anche all’Africa”.